Il 1° anniversario dell’approvazione finale della legge sulle unioni civili sarebbe dovuto essere un’occasione di festa. S’è invece velato di profonda amarezza per l’arresto a Mosca dell’attivista Yuri Guaiana, di cui si è parlato anche nel corso della conferenza stampa organizzata, presso Palazzo Madama, da Monica Cirinnà e Sergio Lo Giudice. Componente del direttivo dell’associazione radicale Certi Diritti e del movimento transnazionale All Out, Yuri è stato fermato nella mattinata di oggi – insieme agli attivisti russi Alexandra Aleksieva, Marina Dedales,Nikita Safronov e Valentina Dekhtiarenk – mentre consegnava al procuratore generale russo 2.000.000 di firme per chiedere giustizia e verità sulle persone gay in Cecenia. Detenuto presso una caserma moscovita con l’accusa di manifestazione non organizzata, è stato da poco rilasciato e sta rientrando in Italia.
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In un comunicato di alcune ore fa Leonardo Monaco, segretario di Certi Diritti, aveva subito dichiarato: « Siamo in contatto con la Farnesina che sta seguendo la vicenda e gli avvocati sul posto, sappiamo che Yuri sta bene e conosciamo le coordinate della caserma dove è trattenuto».
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Tra le prime reazioni del mondo politico c’è stata quella di Alessandro Zan che, al pari del ministro della Giustizia Andrea Orlando e del senatore Sergio Lo Giudice, ha parlato della vicenda nel corso della conferenza stampa a Palazzo Madama. Al termine di essa si è espresso più diffusamente ai microfoni di Gaynews.
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Onorevole Zan, Yuri Guaiana è stato arrestato a Mosca. Come giudica un tale atto?
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L’arresto di Yuri è la punta d’un iceberg d’una situazione insostenibile in Russia e, in particolare, in Cecenia dove le persone omosessuali vengono fermate, portate in caserme e punite con misure detentive simili a campi di concentramento. L’omofobia culturale, molto diffusa in quel Paese, fa sì che vi sia la complicità di parenti e amici in tale opera persecutoria. Questa palese situazione di violazione dei diritti umani ha spinto Yuri a recarsi a Mosca per consegnare i 2.000.000 di firme, raccolte attraverso una petizione online mondiale. Un atto di protesta così insostenibile per le autorità russe da indurre le stesse a far arrestare l’amico Yuri. A lui va tutta la mia solidarietà. La Farnesina ha subito allertato il consolato italiano: si è fatto di tutto per liberarlo e per farlo tornare quanto prima in Italia. Resta aperta la questione di come la politica non solo italiana ma anche internazionale possa attivare tutti gli strumenti utili ad attuare una pressione nei riguardi di Putin e di un criminale come il presidente della Cecenia, che è arrivato a sostenere che le persone gay non esistono e che l’omosessualità in Cecenia è il frutto d’una perversione culturale da combattere.
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Lei ha presentato un’interrogazione parlamentate sulla situazione delle persone omosessuali in Cecenia. Si sono avuti riscontri?
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Insieme alla collega Lia Quartapelle e ad altri deputati abbiamo sottoscritto un’interrogazione urgente al ministro degli Esteri. Stiamo monitorando che quest’interrogazione porti a una ferma e manifesta opposizione del governo italiano alla condotta delle autorità russe nei riguardi delle persone omosessuali. Qui si sta parlando di violazione dei diritti umani: non c’è tanto da discutere ma da intervenire con decisione.
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Onorevole, lei ha sollecitato stamani un incontro con l’ambasciatore russo in Italia e si sta facendo promotore d’una delegazione parlamentare in Cecenia. Cosa può dire al riguardo?
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Mi sto muovendo con altri colleghi per ottenere un incontro urgente con l’ambasciatore russo. Come già accennato, sono del parere che si debba inoltre costituire una delegazione parlamentare che si rechi a Mosca o addirittura in Cecenia. Un atto forte a dimostrazione della nostra inequivocabile contrarietà a questo violento approccio oscurantista delle Federazione Russa nei riguardi delle persone omosessuali. Un atto per verificare sul campo queste notizie e ristabilire il rispetto della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, di cui anche la Russia è firmataria.