Un originale restyling per il logo del Pride di Napoli (Mediterranean Pride of Naples), che quest’anno sarà dedicato al corpo e alla libertà di autodeterminarsi dal punto di vista sia fisico sia, naturalmente, ideologico (#dirittiecorpo). Un tema che sembra particolarmente attuale, soprattutto se consideriamo il clima di sessuofobia in cui si sono svolte e continuano a svolgersi alcune discussioni politiche nel nostro Paese.
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Il corpo, in realtà, sembra essere l’ultima frontiera di una continua aggressione del sistema alla libertà dell’individuo: dalla libertà di riappropriarsi dell’identità di genere, a cui si sente d’appartenere, alla libertà di rifiutare qualsiasi appartenenza di genere; dalla libertà di esprimersi sessualmente nella maniera più indipendente possibile – a prescindere da orientamenti e convenzioni sociali – alla libertà di affermare il diritto alla sessualità delle persone disabili e delle persone mature che vivono come uno stigma l’età che avanza. Il corpo, dunque, è ancora al centro di rivendicazioni che sono innanzi tutto politiche, perché investono le ragioni più profonde e sentite del nostro quotidiano e del nostro vissuto.
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E, mentre è in elaborazione una complessa piattaforma politica, a cui stanno lavorando le diverse associazioni Lgbti campane, e si attendono sia lo spot (quest’anno si annuncia una sorpresa notevole con uno spot firmato da un regista eccezionale della scena cinematografica italiana) sia l’annuncio del nome della madrina, il Pride di Napoli presenta la sua nuova immagine: una rielaborazione della statua del Nilo, uno dei simboli più interessanti della storia inclusiva del capoluogo partenopeo.
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Accogliendo un’idea di Antonello Sannino, presidente di Arcigay Napoli, e partendo dal corpo, tema di quest’edizione, Luciano Correale, graphic designer a cui si deve quest’interessante rivisitazione del logo, ha puntato su una statua, quella del Nilo, che sorge a Largo Corpo di Napoli, nel cuore della città, e che, per anni, è stata chiamata cuorpo ‘e Napule. Immagine che fu interpretata erroneamente come la statua di un personaggio femminile (anche perché presenta alcuni putti che sembrano essere allattati dal Nilo). Inoltre, al di là della suggestiva indeterminazione di genere, la scultura risale ai tempi della Napoli greco-romana, quando in quell’area urbana si stabilì una comunità egiziana e il popolo napoletano si dimostrò molto inclusivo verso questo fenomeno, tant’è che le colonie vennero soprannominate le “nilesi”, in onore del vasto fiume egiziano e fu eretta la statua del fiume Nilo, divinità simbolo di prosperità e benessere.
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«Il logo che ho creato per il Mediterranean Pride of Naples – dichiara Correale – parte dalla nostra rivendicazione di autodeterminarci come corpi e di autodeterminare le nostre scelte di vita, superando ogni “imposizione” culturale reazionaria e borghese. La statua del Nilo è il simbolo del corpo di Napoli, della sua capacità di accogliere e trasformarsi, di farsi immagine di libertà per tutte e tutti, gettando un ponte che attraversa l’intero Mare Nostrum e raggiunge culture antiche che sembrano apparentemente lontane da noi e che, in realtà, sono nella nostra storia, nel nostro comune passato. La scelta del giallo come sfondo dell’immagine intende richiamare la solarità della gioia partenopea e il senso di rinascita della nostra comunità».
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LiberaMente Corpo. Nessuna idea è rivoluzionaria se non passa per i nostri corpi: questo, infine, lo slogan della manifestazione.
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