Si intitola Che cosa è l’uomo? Un itinerario di antropologia biblica, il volume che, curato dalla Pontificia Commissione Biblica ed edito dalla Lev, è da ieri nelle librerie. Commissionato dallo stesso Papa Francesco, lo studio offre in oltre 330 pagine una lettura antropologica sistematica della Bibbia alla luce delle probleamatiche odierne.
Tanti i temi affrontati nei quattro capitoli, tra cui anche quelli del matrimonio, della sessualità, della guerra, della violenza e del rapporto tra genitori e figli. Largamente presente anche quello dell’omosessualità.
Dopo aver ribadito che «l’istituzione matrimoniale, costituita dal rapporto stabile tra marito e moglie, viene costantemente presentata come evidente e normativa in tutta la tradizione biblica» e che non esistono «esempi di unione legalmente riconosciuta tra persone dello stesso sesso», la Pontificia Commissione Biblica registra anche le voci dissenzienti e rivendicanti piena accoglienza dell’«omosessualità e delle unioni omosessuali quale legittima e degna espressione dell’essere umano».
«Da qualche tempo – si legge nello studio –, in particolare nella cultura occidentale, si sono manifestate voci di dissenso rispetto all’approccio antropologico della Scrittura, così come viene compreso e trasmesso dalla Chiesa nei suoi aspetti normativi; tutto ciò è giudicato infatti come il semplice riflesso di una mentalità arcaica, storicamente condizionata.
Sappiamo che diverse affermazioni bibliche, in ambito cosmologico, biologico e sociologico, sono state via via ritenute sorpassate con il progressivo affermarsi delle scienze naturali e umane; analogamente – si deduce da parte di alcuni – una nuova e più adeguata comprensione della persona umana impone una radicale riserva sull’esclusiva valorizzazione dell’unione eterosessuale, a favore di un’analoga accoglienza della omosessualità e delle unioni omosessuali quale legittima e degna espressione dell’essere umano. Di più si argomenta talvolta che la Bibbia poco o nulla dice su questo tipo di relazione erotica, che non va perciò condannata, anche perché spesso indebitamente confusa con altri aberranti comportamenti sessuali».
La Pontifica Commissione Biblica ha quindi osservato: «L’esame esegetico condotto sui testi dell’Antico e del Nuovo Testamento ha fatto apparire degli elementi che vanno considerati per una valutazione dell’omosessualità, nei suoi risvolti etici. Certe formulazioni degli autori biblici, come anche le direttive disciplinari del Levitico, richiedono un’intelligente interpretazione che salvaguardi i valori che il testo sacro intende promuovere, evitando dunque di ripetere alla lettera ciò che porta con sé anche tratti culturali di quel tempo.
Il contributo fornito dalle scienze umane, assieme alla riflessione di teologi e moralisti, sarà indispensabile per un’adeguata esposizione della problematica, solo abbozzata in questo documento. Inoltre, sarà richiesta un’attenzione pastorale, in particolare nei confronti delle singole persone, per attuare quel servizio di bene che la Chiesa ha da assumere nella sua missione per gli uomini».
Circa, invece, la cosiddetta questione del gender il gesuita Pietro Bovati, segretario della Pontificia Commissione Biblica e uno degli autori dello studio, ha così precisato in un’intervista a Vatican News: «Ci sembra di aver risposto proprio a quello che la Chiesa chiede a noi, cioè di non dire delle cose che non sono quelle che la Bibbia presenta. Quindi abbiamo accettato di affrontare le questioni, rispettando il livello di informazione che noi abbiamo dalla Scrittura.
Ci sono delle domande che gli uomini pongono oggi che non trovano un’immediata e precisa risposta nelle Scrittura, perché le situazioni culturali del tempo antico non sono le nostre. Quindi noi formuliamo, anche in queste questioni, alcuni principi, come per esempio l’importanza della differenza che è iscritta nella creazione stessa, come un elemento per comprendere il disegno di Dio anche nei confronti di ogni singola creatura. Questo come un principio che può aiutare, forse, altre discipline teologiche, psicologiche, pastorali a svilupparle poi in maniera adeguata tenendo conto delle circostanze, delle culture, delle riflessioni che oggi vengono anche dal mondo sapienziale.
Quindi la Bibbia offre alcuni principi, alcune indicazioni utili per una riflessione che però è affidata anche ad altri interpreti del pensiero cristiano, come i teologi, i moralisti, i pastori, per poter rispondere in maniera più adeguata alla domanda che l’uomo comunque rivolge alla Chiesa».
Sul corposo studio il cardinale Luis Ladaria, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e presidente della Pontificia Commissione Biblica (che è un organismo dell’ex Sant’Uffizio), ha dichiarato: «L’intento del presente documento è dunque quello di far percepire la bellezza e anche la complessità della divina Rivelazione riguardante l’uomo. La bellezza induce ad apprezzare l’opera di Dio, e la complessità invita ad assumere un umile e incessante travaglio di ricerca, di approfondimento e di trasmissione».