In occasione del convegno Per la dignità delle persone. Contro la violenza omotransfobica, tenutosi il 16 dicembre a Roma su iniziativa del parlamentare Alessandro Zan (Pd), relatore della specifica legge, il cui iter è iniziato il 24 ottobre in Commissione Giustizia alla Camera, la deputata forzista Mara Carfagna ha inviato un lungo messaggio di saluto.
In esso la vicepresidente della Camera ha ribadito la necessità dell’estensione della legge Mancino alle violenze e discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere, ricordando come lei stessa, nel corso della XVI° legislatura, si fosse personalmente impegnata per l’approvazione di una tale normativa.
Rilevando come «al contempo le leggi non bastano se non cambia la mentalità. Odio e violenza vanno contrastati anche nella società e nella cultura, con l’educazione, la persuasione e una accresciuta consapevolezza», Carfagna ha poi definito «segnale incoraggiante» la pubblica presa di posizione in materia da parte del cardinale Matteo Zuppi.
Come noto, il 16 giugno 2016, alla Fiom riunita a Bologna per il 115° anniversario del sindacato, l’allora presule, non ancora insigito della porpora aveva dichiarato: «Il sindacato ha sempre avuto attenzione nel difendere quello che è di categoria, ma anche quello che non è immediatamente nella propria categoria, come la dignità dell’uomo, dei diritti della persona. La lotta contro l’omofobia e la lotta contro la violenza alle donne ci troveranno vicini».
Ecco il testo integrale del messaggio della vicepresidente della Camera:
Care amiche, cari amici
mi scuso di non poter essere con voi oggi a discutere di questo tema del quale, come ben sapete, mi sono occupata più volte. È mia convinzione infatti che, quando si offende una persona, ricorrendo alla violenza fisica o verbale, si lede la libertà e la dignità dell’essere umano e se ne violano i diritti fondamentali.
Purtroppo sia le associazioni lgbt e sia le notizie di cronaca ci dicono che crescono i casi di violenza fisica e verbale ai danni delle persone omosessuali e transessuali, anche molto giovani e anche a scuola e in famiglia. Il clima di odio, di divisione, di contrapposizione che avvelena il nostro Paese colpisce tutti. E quando ci si trova di fronte ad atti di intolleranza motivati da odio per motivi di omosessualità, di transessualità, è giusto punire severamente il colpevole allo scopo di marcare e sottolineare non solo il disvalore sociale dell’atto, ma anche il disvalore giuridico. Il Trattato di Lisbona, che è stato ratificato dal nostro Parlamento, impone agli Stati di predisporre azioni concrete per contrastare le discriminazioni fondate sull’etnìa, sulla religione, sull’orientamento sessuale, sull’età, sulla disabilità e sul sesso. La legge Mancino adempie a questo obbligo per quanto riguarda la religione e l’etnìa, ma restano gli altri tre fattori discriminanti, ovvero l’età, la disabilità e l’orientamento sessuale.
Voi sapete che i precedenti tentativi di modificare la legge Mancino, ovvero gli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, vennero ostacolati agitando lo spettro del reato di opinione, eppure è nello spirito del Trattato e di quella legge punire chi perseguita, molesta, aggredisce e insulta qualcuno per i suoi gusti sessuali, analogamente a chi lo fa per la religione, l’etnìa, la nazionalità. Ora nuove proposte in materia, fra le quali quella firmata dal collega Alessandro Zan, tornano alla Commissione Giustizia della Camera.
Dobbiamo augurarci che non accada, come in passato, che questi argomenti siano utilizzati in battaglie ideologiche di una parte contro l’altra, perché segnare un avanzamento nella battaglia contro la discriminazione, l’odio e la violenza significa far progredire il nostro Paese nel suo complesso. In quest’ottica mi sembra un segnale incoraggiante che il nuovo arcivescovo di Bologna, monsignor Matteo Zuppi, dichiari che è necessario combattere l’omofobia e la violenza sulle donne.
Resto convinta che cambiare le norme è fondamentale e tocca a noi legislatori farlo. Al contempo le leggi non bastano se non cambia la mentalità. Odio e violenza vanno contrastati anche nella società e nella cultura, con l’educazione, la persuasione e una accresciuta consapevolezza.
Vi auguro un dibattito fruttuoso e ricco di spunti e vi assicuro la mia attenzione su questo tema e sulla difesa dei diritti e dell’uguaglianza di ogni cittadina e cittadino.