Entro la fine del 2020 la Chiesa Metodista Unita (UMC) dovrebbe dividersi in due rami: uno, conservatore, che vieta la celebrazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’ordinazione di persone Lgbti, l’altro, liberale, che contempla le nozze egualitarie e l’accesso di persone Lgbti al clero.
Come comunicato ufficialmente il 3 gennaio, il piano dovrà essere approvato dalla Conferenza generale di Minneapolis (5-15 maggio) e avrà ricadute a livello mondiale. Negli Stati Uniti, dove il cristianesimo è la prima religione a livello numerico, la Chiesa Metodista Unita, con quasi 7.000.000 di fedeli, è la terza Chiesa dopo quella Cattolica e la Southern Baptist Convention nonché la più grande famiglia protestante della cosiddetta linea principale o storica. In tutto il mondo annovera quasi 13.000.000 di fedeli sì da essere la più grande denominazione all’interno dell’intero movimemto metodista, che complessivamente ne conta 80.000.000.
A Washington un’assemblea conciliare di vescovi metodisti ha definito la soluzione, proposta ieri, il «mezzo migliore per risolvere le nostre differenze». Soluzione, che è stata accolta favorevolmente dai vertici di entrambe le correnti. Junius Dotson, leader del gruppo liberale UMCNext, ha dichiarato: «Se, da una parte, ci dispiace che si sia arrivato a questo, dall’altra crediamo che un tale piano ci offra una spinta in avanti che onora la dignità di tutte le persone. Vogliamo riformare l’attuale Chiesa Metodista Unita».
Keith Boyette, presidente della conservatrice Wesleyan Covenant Association, ha osservato in una nota: «Penso che questa sia una buona notizia, dato che il potenziale accordo può porre fine a anni di conflitto, consentendoci di rimanere fedeli ai nostri valori senza questa continua battaglia».
Il nuovo piano arriva in un momento in cui sarebbero entrate in vigore le dure sanzioni, che, adottate, il 26 febbraio 2019, dalla Conferenza generale di Saint Louis, prevedono la sospensione di un anno fino alla rimozione dal clero per pastori e pastore che celebrano matrimoni tra persone dello stesso sesso. Fino alla richiesta di trovare un’altra Chiesa per i fedeli disobbedienti.
Con 438 voti a favore rispetto ai 384 negativi, i delegati di tutto il mondo alla Conferenza generale dello scorso anno avevano infatti rafforzato un principio della Chiesa Metodista Unita che, stabilito nel 1972, ritiene «la pratica dell’omosessualità incompatibile con l’insegnamento cristiano».
Il Tradional Plan era stato approvato per dare coesione alla Chiesa Metodista Unita proprio in materia di clero Lgbti e matrimonio egualitario, bocciando il progetto alternativo noto come One Church Plan, che avrebbe permesso alle singole chiese di decidere autonomamente se celebrare o meno matrimoni tra persone dello stesso sesso e accogliere componenti Lgbti nel clero. Quest’ultimo prevedeva anche l’eliminazione della dichiarazione, secondo cui l’omosessualità è in contrasto con il cristianesimo.
Coesione, però, che non è stata affatto trovata, come dimostrato dalle crescenti proteste nei mesi successivi e dall’abbandono della Chiesa Metodista Unita anche di intere comunità di entrambi gli orientamenti. Da qui la necessità di correre ai ripari, il cui epilogo avrà una definitiva conferma solo in maggio a Minneapolis.