Si pone come «naturale prosecuzione dell’assemblea di Roma del 23 novembre» TransVisioni – Dialoghi di Politica Trans*, la due giorni, che indetta a Bologna dal 29 febbraio al 1° marzo, è stata annunciata a sorpresa il 1° gennaio sulla neonata pagina omonima Facebook.
«L’assemblea del 29 Febbraio e 1 Marzo a Bologna – si legge nella descrizione – è un importantissimo momento di presa di parola trans*: è orizzontale e collettiva e nasce da una serie di incontri e di momenti di confronto tra le diverse realtà T* e intersex presenti sul territorio nazionale».
Ma, a dispetto di quanto annunciato, la due giorni appare piuttosto in soluzione di continuità con l’assemblea romana di novembre, preceduta, il 22 novembre, dal convegno e dalla Trans Freedom March nazionale, cui ha aderito anche Non una di meno. In primo luogo, per le modalità di convocazione, di cui le associazioni, che hanno organizzato l’incontro di Roma, erano all’oscuro. In secondo luogo, per i requisiti di partecipazione, che è ammessa solo a componenti di «un’associazione costituita o un collettivo il cui statuto o i cui intenti politici siano specificamente rivolti alle istanze trans, trans non-binary e intersex».
Restrizione, questa, che, a dispetto dall’impostazione aperta e inclusiva dell’assemblea romana, è stata subito rilevata da un’attivista di rilievo come l’archeologa e accademica Ottavia Voza, già responsabile Politiche Trans di Arcigay Nazionale, che ha commentato: «Dalla lettura del programma sembra superconcordata, programmata ed organizzata, con la logistica minuziosamente dettagliata e addirittura con le regole (o i soggetti che dovranno applicarle) per “valutare caso per caso l’ammissione all’assembloea nel caso di situazioni particolari”. Una assemblea, comunque, riservata ad associazioni e collettivi, escludendo dunque la amplissima e vivace sfera dell’attivismo indipendente, in decisa controtendenza rispetto a ciò che accade nel mondo. Io per esempio non potrei partecipare. Nulla di grave, constato solo».
Questi aspetti sono stati ieri rilevati in un ampio comunicato del Mit, di cui ecco il testo integrale:
In merito alla convocazione dell’assemblea trans del 29 Febbraio e 1 Marzo
Ci sembra opportuno fare alcune considerazioni non tanto sulla sostanza quanto sulla forma e più precisamente su quella organizzativa, rispetto alla quale il Mit nutre alcune perplessità. All’assemblea romana del 23 Novembre che, sottolineiamo, è stata la più partecipata, affollata e orizzontale degli ultimi anni, era venuto fuori molto palesemente il bisogno e il desiderio di rivedersi per parlare di noi. Con quella stessa modalità, orizzontale, empatica che ci è sembrata vincente si è pensato di proseguire il discorso.
Lo strumento che ci si era dato era quello della mailing-list che includeva tutte le soggettività presenti, appartenenti o meno a gruppi organizzati. Concordavamo che il percorso assembleare era tutto in costruzione, quindi da decidere insieme in maniera chiara e trasparente.
Aggiungiamo alle considerazioni che l’assemblea di Roma, insieme al convegno del giorno precedente, era stata sostenuta da Non una di meno nazionale da cui l’assemblea ha mutuato e condiviso pratiche e modalità orizzontali decidendo di impostare l’organizzazione dei futuri eventi in maniera condivisa e collettiva. Quanto emerso dal dibattito/confronto assembleare doveva essere reso pubblico dal verbale che però non è mai pervenuto. A redigere quest’ultimo dovevano essere le stesse soggettività che oggi propongono l’assemblea di febbraio. Detto ciò, sembrano alquanto lontani gli intenti che ci si era proposti a Roma.
Non crediamo efficace la modalità organizzativa scelta, specialmente perché essa non è trasparente e inclusiva, poiché le telefonate (metodo adottato), avvenendo di volta in volta tra due soggetti e non tra tutte le soggettività, rischiano di fomentare e legittimare personalismi. Scoprire durante le feste all’improvviso che la “efficiente” macchina organizzativa autonominata TransVisioni aveva previsto, come nei grandi convegni scientifici, prezzi, modalità di partecipazione, ospitalità e addirittura navette per e da l’aeroporto, ci sembra molto strano. Normale che gli ideatori rivendichino la propria efficienza organizzativa ma è altrettanto vero che essa non coincide con quanto ci si era proposto.
Per tanto il Mit si dissocia da tale modalità ma non per questo dal proposito di continuare il percorso collettivo assembleare, invitando tutte/tutti/tuttu a convergere quanto più possibile verso percorsi orizzontali, collettivi e trasparenti.