Sentenza storica della Corte interamericana dei diritti umani (Corte Idh), che, emessa il 7 gennaio, legalizza, di fatto, in Costa Rica il matrimonio tra persone dello stesso sesso e riconosce ivi il diritto alle persone transgender di vedersi sempre riconsociuta la richiesta di rettifica dei dati anagrafici secondo la propria identità di genere.
Il verdetto ha infatti direttamente valore vincolante per il Costa Rica ma anche per tutti gli altri 24 Stati americani, che hanno ratificato la Convenzione americana per i diritti umani del 1969.
Nella sentenza i sette giudici della Corte internazionale, che ha sede proprio a San José, capitale del Costarica, hanno dichiarato che il governo costaricano «deve riconoscere e garantire tutti i diritti derivati da un legame familiare tra persone dello stesso sesso».
Sei dei sette magistrati hanno inoltre affermato la necessità che i governi «garantiscano l’accesso a tutte le forme esistenti di sistemi giuridici nazionali, incluso il diritto al matrimonio, al fine di garantire la protezione di tutti i diritti delle famiglie formate dallo stesso sesso coppie senza discriminazione».
La sentenza è in risposta al Governo costaricano, che aveva domandato al tribunale internazionale di San José un parere consultivo sull’obbligo di estendere i diritti di proprietà alle coppie dello stesso sesso. La Corte, inoltre, sempre interpellata dal Governo del Costa Rica, si è espressa, come accennato, anche sull’arbitrarietà dei tribunali di concedere o meno la rettifica dei dati anagrafici alle persone trans.
La sentenza afferma che il governo del Costa Rica deve sempre consentire alle persone trans, che ne fanno richiesta, di modificare legalmente il proprio nome e genere sui documenti ufficiali a prescindere dalla sottoposizione o meno all’intervento di riassegnazione chirurgica del sesso.