Uno spettacolo teatrale che mette a nudo il tema dell’omosessualità nel calcio, in tutte le sue sfaccettature. Questo è Pochos, lo spettacolo che, realizzato da Benedetto Sicca sull’omonima squadra gay-friendly, è andato in scena, il 17 gennaio, al teatro Sannazzaro di Napoli.
Cosi, dopo il documentario dei Revolution Soccer e alcuni libri pubblicati in materia, anche il teatro contribuisce alla causa arcobaleno nel calcio. I Pochos, nati nel 2012 e fondati come Asd nel 2014, sono stati una delle realtà prime realtà calcistiche Lgbti in Italia e restano ancora l’unica nell’intero Meridione.
Dopo l’intensificarsi dei tornei Lgbti in varie città d’Italia negli ultimi dieci anni (alcuni con la presenza di sindaci quali Luigi De Magistris e Chiara Appednino), anche il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, partecipando alla prima napoletana di Pochos, ha dato un primo segnale. Con lui anche il presidente e co-fondatore della squadra Antonello Sannino insieme con Giorgio Sorrentino.
Lo spettacolo si pone come evento preparatorio alla 4° edizione della Copa Adelante, che avrà luogo a Napoli ai Campi Caravaggio di Fuorigrotta il prossimo 1 febbraio.
La strada per un calcio inclusivo rispetto agli orientamenti sessuali e alle identità di genere rimane ancora lunga da percorrere in Italia come anche in Europa: secondo la ricerca Outsport, progetto europeo a guida italiana, gli sport ai quali rinunciano di più le persone Lgbti sono il calcio e la danza.
Inoltre, nonostante le iniziative internazionali come il Football Month Vs Homophobia, promosso ogni anno a febbraio da PrideSportUK, o la campagna Uefa EqualGame, non si registrano ancora coming out ai massimi livelli nel calcio professionistico europeo.
Tuttavia, molte squadre della Premier League League inglese aderiscono ormai regolarmente alle campagne anti-omotransfobia, pratica comune anche in Scandinavia, Germania e Spagna. Mentre in Francia le associazioni Lgbti hanno tenuto testa nella trattativa con la Fédération française de football e le associazioni dei tifosi sulla questione dei cori omofobi.
In Italia, dove anche il razzismo negli stadi sembra fare ritorno, tutto questo sembra molto lontano. Da un lato, l’organizzazione ancora poco strutturata del calcio gay-friendly, che dovrebbe essere l’apripista del cambiamento sul piano simbolico, eppure soffre di una connessione ancora debole con le reti europee. Dall’altro il contesto: molti ricordano le battute omofobe di Cassano nel 2012, che fecero da contraltare alle aperture di Prandelli.
Tra i pochissimi casi di supporto alla causa vanno annoverati Claudio Marchisio e Thomas Locatelli. La Figc, per altro, è una delle quasi tutte federazioni sportive che non ha ancora recepito la modifica dello statuto del Coni contro le discriminazioni omotransfobiche. Un tema, insomma, che ha tutte le carte in regola per rimanere nell’agenda del ministro anche una volta calato il sipario.