A meno da una settimana dalle amministrative, che hanno visto il centrodestra vincere a Genova, si terrà domani nella città nota come La Superba il Liguria Pride. Per saperne di più, Gaynews ha incontrato l’avvocata Ilaria Gibelli, socia di Rete Lenford e componente del Coordinamento organizzatore.
Quali iniziative avete messo in campo per coinvolgere più gente possibile al Pride 2017?
Durante tutto l’anno abbiamo lavorato creando reti e sinergie con le diverse associazioni e persone presenti sul territorio, organizzando eventi di formazione per insegnanti, concerti di musica, eventi di teatro e feste. Avendo ottenuto il patrocinio del Comune, abbiamo potuto affiggere due grandi striscioni in due strade centrali di Genova.
Quali sono le parole d’ordine di questo Pride?
Partecipazione, inclusione, condivisione.
Da famiglia a “nuove” famiglie. Qual è l’esatto messaggio che volete lanciare con questo Pride?
Anche noi siamo famiglie e desideriamo una società accogliente, dove tutti e tutte abbiano il loro posto, in cui nessuno debba rinunciare a qualcosa per essere accettato e amato. Chi pone l’esclusiva, fa del male alle bambine e ai bambini nati in Italia da genitori non italiani nonché alle bambine e ai bambini nati nelle famiglie omogenitoriali, privandoli dei loro diritti, esponendoli alla violenza dell’offesa e della marginalità; come fa del male alle coppie omosessuali e lesbiche, alle madri single, alle coppie senza figli e a tutti quanti non si riconoscono nella famiglia come era descritta negli anni ’50
La Regione Liguria è da tempo al centro di un dibattito politico forte senza dimenticare le ultime amministrative a Genova. Voi del Coordinamento che rapporti avete con le istituzioni?
Questo è il terzo Pride che il Coordinamento Liguria Rainbow organizza in totale autonomia, autofinanziandosi, ma godendo dei benefici e della collaborazione del Comune che ha concesso il suo patrocinio. Questo potrebbe essere l’ultimo anno di una collaborazione proficua che ci ha visti lavorare insieme su diversi settori come, ad esempio, la costruzione della Rete Respect, un centro di formazione sui temi della educazione alla affettività e al rispetto; l’iniziativa Coloratamente poi seguita dalla Coloratacena, una piazza d’incontro e scambio conviviale per celebrare la Giornata internazionale contro l’omofobia; il concerto lirico per ricordare le vittime di Orlando. Questi solo alcuni degli eventi che speriamo la nuova Giunta continui a favorire per la diffusione di una cultura di accoglienza e rispetto delle differenze.
La Regione Liguria ad oggi si è distinta per aver portato in discussione la proposta di una legge per la famiglia, quella fondata sul matrimonio tra uomo e donna durante il dibattito parlamentare sulle unioni civili, e poi per aver votato una mozione per istituire lo sportello antigender. Entrambe si sono rivelate aria fritta, perché non interessava realizzare altro se non creare un clima di paura e intimidazione contro chi fa studi di genere nella università, diffusione della minaccia del gender nelle scuole, discredito verso i soggetti che si occupano di contrasto a bullismo, omofobia, stereotipi di genere.
Questa Regione ha patrocinato invece un convegno per la famiglia naturale presieduto da Adinolfi, Miriano e co., dove presidente e assessori erano in prima fila, proprio per far vedere il loro impegno nella città di Bagnasco. È la Regione del consigliere di maggioranza De Paoli, quello che ha detto. “Se avessi un figlio gay lo metterei nella caldaia e gli darei fuoco”, difeso dalla Giunta regionale nonostante la palese malafede. Non stupisce che Toti ci eviti, eluda le nostre richieste di interlocuzione e patrocinio per il Pride.
E in futuro con la nuova amministrazione?
Siamo preoccupati per le politiche condotte finora dalla Regione e temiamo che vengano seguite anche in Comune. Questo significherebbe un totale scollamento tra le istituzioni e la complessità della realtà cittadina, dove molte sono le persone che credono nelle famiglie plurali, nella libertà di espressione e di amore. Al di là di quanto farà la nuova Giunta comunale, purtroppo un risultato negativo che già vediamo sui social e nelle strade è quello di avere liberato gli umori più viscerali, rabbiosi, omofobi e razzisti, annidati nella insoddisfazione che il senso di precarietà infonde tra i cittadini. Bucci ha detto di voler essere il sindaco di tutti, dichiarando già di non partecipare al nostro Pride: poteva essere la prima occasione per confermare con i fatti le sue parole.
Il Coordinamento Liguria Rainbow è una rete di associazioni e singole persone. Qual è il suo punto di forza per questo Pride?
Il nostro punto di forza è la trasversalità delle associazioni e delle persone singole che compongono il Coordinamento. Siamo una ventina di associazioni che spaziano da una forte componente di femministe ad associazioni Lgbti come Agedo o Famiglie Arcobaleno solo per citarne alcune, a associazioni legate al mondo universitario, al mondo del sociale, e da ultimo si è aggiunta la Comunità di San Benedetto al Porto di Don Gallo. Credo che la nostra forza sia data dal fatto che ci siamo rivolti alla società civile per affermare che i diritti Lgbti sono diritti umani e riguardano tutte e tutti, perché la società civile ci fa sentire una grande famiglia dove possiamo tutti/e essere liberi/e di essere noi stessi senza dover fare compromessi.