Anche all’Università di Pisa, come già succede a Torino, Padova, Bologna, Urbino, Pavia, Verona, Bari, Catania, Napoli, Roma, Palermo, sarà possibile attivare un profilo alias, in cui viene riportato il nome che corrisponde al genere percepito dalla persona richiedente. E questo senza più presentare una certificazione medica.
Tale procedura riguarderà non solo studenti ma anche docenti, personale, dirigenti, componenti esterni ed esterne degli organi collegiali e tutte e tutti coloro che a vario titolo operano, anche occasionalmente e temporaneamente, nelle strutture dell’Ateneo.
Approvato dal Senato accademico a tutela dell’identità di genere di tutta la popolazione universitaria, il nuovo regolamento prevede l’assegnazione al soggetto richiedente do un’identità provvisoria per il rilascio di nuovi documenti di riconoscimento, come il libretto universitario o il badge, di un nuovo account di posta elettronica o di targhette identificative.
Inoltre, per garantire il pieno accesso al dispositivo della carriera alias, l’Università di Pisa, attraverso il Comitato unico di garanzia (Cug), si impegna a fornire adeguata formazione in merito ai temi che riguardano l’identità di genere a tutto il personale coinvolto nelle procedure relative alla carriera alias e al personale in contatto diretto con i richiedenti.
Viva soddisfazione è stata espressa da Junio Aglioti Colombini, presidente di Glauco – Associazione Universitaria Lgbtqi+ Pisa, che ha così commentato: «Il regolamento approvato è frutto di un lungo e attento lavoro fatto negli organi d’ateneo e, in particolare, all’interno del Comitato unico di garanzia. Siamo felici che il dispositivo alias sia stato interpretato come un’azione culturale e politica e non burocratica, come testimoniano gli eventi di approfondimento proposti dal Cug e l’inserimento della formazione al personale coinvolto nell’attivazione degli alias, oltre all’affermazione di un percorso autodeterminato e svincolato dalla visione patologizzante dell’esperienza trans».
Per Daniele Serra, presidente di Pinkriot Arcigay Pisa, il regolamento è «collocato nel contesto sociale che garantisce la piena autodeterminazione dei soggetti in transizione considerandoli nella loro totalità, quindi anche come lavoratori e lavoratrici.
Speriamo che l’esempio virtuoso dell’Ateneo possa incoraggiare altre istituzioni pubbliche ad adottare strumenti di tutela nei confronti delle soggettività transgender che ancora oggi scontano in prima persona gli effetti di una normativa anacronistica che subordina il cambio di documenti a percorsi medici o a lunghe battaglie di tribunale. È una rivoluzione culturale quella di cui abbiamo bisogno, ma l’adozione di questi dispositivi, specie se accompagnati da percorsi formativi, ne facilità il lavoro».