Si è tenuto oggi alle 15:00 in piazza Santi Apostoli a Roma, con la partecipazione di qualche centinaia di persone, il Christian Day.
Manifestazione che, finalizzata a dire «stop alle azioni blasfeme e vergognose contro i valori e i principi cristiani», è stata organizzata da gruppi neo-evangelicali (Movimento Rialzati Italia, Cristiani per l’Italia, Azione cristiana evangelica) riuniti sotto il nome di Movimenti cristiani italiani e sostenuta dalla Chiesa ortodossa italiana. Quella di cui si è autoproclamato arcivescovo primate e metropolita Alessandro Meluzzi e che non è riconosciuta dalle chiese ortodosse canoniche.
Nessuna adesione da parte delle comunità riformate storiche né, tanto meno, dalla Chiesa Cattolica, che hanno celebrato, nel giorno della solennità della Conversione di San Paolo, l’ultimo giorno della tradizionale Settimana di preghiera dell’unità dei cristiani. Con Papa Francesco che ha presieduto i Vespri nella basilica di San Paolo fuori le Mura alla presenza del metropolita Gennadios, rappresentante del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, di Ian Ernest, rappresentante personale a Roma dell’arcivescovo anglicano di Canterbury, e di rappresentanti di diverse comunità ecclesiali.
Fin troppo chiare le finalità sottese alle manifestazione di piazza Santi Apostoli, anche perché annunciate a chiare lettere Qulle, cioè, di reagire ai presunti indebolimento della forza del cristianesimo a causa del marxismo, vittimismo anticristiano e vittimismo omosessuale in un ottica ovviamente di scontro e contrapposizione.
Prova evidente ne è stato il discorso che Toni Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia, ha tenuto sul palco della manifestazione.
«Altro che omotransfobia, il vero allarme dei nostri giorni è la cristianofobia – ha dichiarato -. I cristiani non solo vengono perseguitati all’estero, ma anche in Europa e nel silenzio di tutti. Questo mentre veniamo a sapere che diminuiscono i reati d’odio in Italia nel 2018 e che non c’è nessuna emergenza nazionale omofobia come riporta il recente Rapporto dell’Oscad, l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori».
Per il presidente del Congresso di Verona «la cosiddetta comunità internazionale, tanto attiva in tema di sanzioni» non interverrebbe altrettanto efficacemente per difendere i cristiani.
«Cosa aspetta Bruxelles – ha detto – a sanzionare anche quei Paesi che massacrano i cristiani? Perché l’Italia e l’Europa continuano a fare business con chi uccide e reprime i cristiani? Noi di Pro Vita & Famiglia siamo stati condannati per i nostri manifesti con l’embrione perché rappresentavano una violenza semantica, mentre Netflix può benissimo mandare in onda un film blasfemo con Gesù gay e fidanzato.
Dov’è la giustizia? Dov’è il diritto? Ma soprattutto dov’è il rispetto? Anche contro questi scandali, ci siamo mossi in molte piazze italiane da Genova a Bari a difesa dei valori dell’identità cristiana che difendiamo. Oggi i cristiani sono i primi ad essere discriminati, offesi, derisi e perseguitati. Non va più taciuto».
Non si può non notare come Brandi abbia travisato e mentito sui dati del Rapporto Oscad.
L’effetto della campagna anti immigrati dei fasciosovranisti? In quattro anni raddoppiati i reati di discriminazione. Dati #Oscad.@Viminale @poliziadistato pic.twitter.com/dInhppJrQc
— Paolo Berizzi (@PBerizzi) January 22, 2020
Nel 2019 sono stati 969 i reati con matrice discriminatoria commessi nel 2019. Un dato in calo rispetto al 2018, in cui se ne erano registrati 1.111 e in ulteriore diminuzione rispetto al 2017 (1048), quando c’era stato però un notevole aumento rispetto al 2016, che si era chiuso con 736 crimini d’odio.
Ma si tratta in ogni caso – come spiegato il 21 gennaio al convegno dell’Oscad presso la Sala polifunzionale della presidenza del Consiglio dei ministri – di stime per difetto. E questo per un duplice motivo: in primo luogo, perché in riferimento all’anno appena concluso, si tratta di dati non consolidati; in secondo luogo perché il monitoraggio dei crimini d’odio risente fortemente di due problematiche: l’under-reporting (ossia la mancanza di denunce, che determina una sottostima del fenomeno) e l’under-recording (ovvero il mancato riconoscimento della matrice discriminatoria del reato dal parte delle forze di polizia e degli altri attori del sistema di giustizia penale).
Fra l’altro, rispetto al 2018, sono aumentati nel 2019 i seguenti reati di matrice discriminatoria: incitamento alla violenza (da 232 a 251), turbativa della quiete pubblica (da 61 a 96), atti di vandalismo (da 15 a 28).
In tale ottica restano pertanto preoccupanti i dati sui reati riferibili a orientamento sessuale e identità di genere: 82 nel 2019 di contro ai 38 nel 2016, 63 nel 2017, 100 nel 2018. Essi hanno compreso aggressioni fisiche (29), atti di vandalismo (18), incitamento alla violenza (13) e minacce (11). Da rilevare, soprattutto, il dato degli atti di vandalismo: 18 rispetto ai complessivi 28 dell’anno e ai 15 del 2018.