Otto mesi di reclusione e 2.695 euro di risarcimento danni a fronte dei dieci mesi chiesti dal pm. Questa la pena che è stata irrogata, il 27 gennaio, dal Tribunale di Cremona al 35enne tunisino, Adnen Hamraoui, colpevole di aver aggredito a botte e calci, il 1° marzo 2016, Domenico Centanni.
Il 38enne di origine palermitana, che all’epoca lavorava nel reparto latticini dell’Esselunga nonché come istruttore di fitness e aerobica nella palestra Prima Classe in corso Mazzini, ha sempre sostenuto di essere stato vittima del brutale pestaggio perché dichiaratamente omosessuale. Finocchio di merda e schifoso frocio erano le parole ripetute da Hamroui, mentre lo picchiava e gli sputava addosso.
Eppure l’aggressione in aula è stata motivata per futili motivi dal momento che l’aggravante dell’omofobia non è mai stata contestata, perché come detto dall’avvocato di parte civile, Giovanni Morgese, «l’ordinamento non lo consente».
Per Domenico, che oggi vive a Verbania ed è stato aiutato da Marco Cappato e da Yuri Guaiana, si tratta però di sentenza che l’ha soddisfatto solo in parte perché, come detto al termine dell’udienza, «la mia omosessualità è la chiave di quanto accaduto. Il motivo che l’ha portato a picchiarmi è perchè sono gay. Ricordo che continuava a dirmi: Brutto finocchio di merda, adesso ti faccio vedere cosa fanno quelli del mio paese a quelli come te».
Raggiunto da Gaynews, il deputato Alessandro Zan (Pd), relatore della legge contro l’omotransfobia alla Camera, ha dichiarato: «Dall’inizio del 2020, quindi in meno di un mese, questo è già il secondo caso giudiziario che sale alle cronache per la mancanza dell’aggravante dell’omofobia. In questo processo, un caso di aggressione avvenuta a Cremona nel 2016, non è stata contestata questa aggravante perché l’ordinamento italiano ancora non lo consente.
Questo ragazzo è stato picchiato in quanto omosessuale, ma nel corso del processo, pur essendo palese, non è stato possibile riconoscerlo. Questa è una ingiustizia ai danni delle persone Lgbt+ che deve cessare e dimostra ancora una volta che la legge contro l’omotransfobia deve necessariamente essere incentrata sulla modifica del Codice penale, come del resto è già avvenuto in tutti i paesi europei dotati di una legislazione che punisce questo tipo di reati d’odio».
Anche per il direttore di Gaynews ed ex deputato Franco Grillini, che per primo propose, il 15 maggio 2002 un progetto di legge in materia di contrasto all’omotransfobia e ne ripresentò un secondo più articolato l’11 maggio 2006 (quest’ultimo fu approvato in Commissione Giustizia alla Camera poco prima che cadesse il Governo Prodi II), la riforma del Codice penale con l’introduzione specifica dell’aggravante è necessaria.
«Con una tale normativa – ha affermato – si lancia un segnale chiaro e inequivocabile a tutta la popolazione che picchiare una persona gay, lesbica, bisessuale o transgender è, in ultima analisi, un fatto di razzismo. Pertanto l’estensione della legge Mancino alla minoranza Lgbti è improrogabile».