Nel tardo pomeriggio d’ieri Sassari ha vissuto il Sardegna Pride con lo slogan Scopri il tuo orgoglio. Partita intorno alle 19.00 in Via Venezia, la parata è stata aperta dal collettivo femminile Tambure Battenti e dal carro del Mos (Movimento omosessuale sardo). Presente, tra le tante associazioni e gruppi sindacali, la delegazione di minatrici e minatori di Nuraxi Figus nonché quella del Brescia Pride. Una festa di musica e colori quella del Sardegna Pride, cui hanno partecipato anche tantissime coppie con bambini.
Al termine della marcia dell’orgoglio il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau ha dichiarato: «Partire da quello che siamo e dalla presa di coscienza di quello che siamo, sfuggendo a classificazioni, norme e modelli imposti. È questo il senso del Sardegna Pride, una manifestazione di gioia, colorata, aperta, inclusiva che fa dell’orgoglio e della dignità di essere i suoi tratti caratterizzanti; non una semplice sfilata per esibire ed esibirsi come in molti, sbagliando, tendono a classificarla».
Tra le miglaia di partecipanti anche Simona Deidda, la 34enne di Domusnovas, che, unitasi lo scorso anno con Stefania Mocci e protagonista d’una puntata di Stato Civile, è stata attaccata e minacciata di morte con la coniuge e la figlia Désirée da vari follower del Popolo della Famiglia. Raggiunta telefonicamente, ha dichiarato: «Quest’anno per me e Stefania è stato il primo Pride da unite civilmente. È stato un Pride d’orgoglio. Andare al Pride per noi era importantissimo anche se abbiamo dovuto percorrere oltre 200 km da Domusnovas. Ma per noi era fondamentale esserci. Per dimostrare che gli attacchi omofobici ricevuti non ci hannno intimorito né fermato.Non trovo le parole per esprimere la mia gioia e la mia emozione nello sfilare con mia moglie accanto e con tutte quelle persone. È stata una festa. È stato anche un momento liberatorio: è stato come uno scrollarsi di dosso tutte le cose brutte che ci hanno detto. Sassari è stata percorsa da un fiume d’amore. Tantissime persone che marciavano per i loro diritti».
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