I discorsi d’odio omotransfobici e altri crimini verso le persone Lgbt+ stanno aumentando in tutta Europa, grazie anche all’avanzata della politica nazionalsovranista e all’azione dei gruppi conservatori pro life and family. A dichiararlo oggi a Bruxelles i vertici di Ilga-Europe nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo rapporto 2020 al Parlamento europeo.
Presenti attivisti provenienti da Bulgaria e Bosnia ed Erzegovina nonché esponenti di OII Europe (Organisation Intersex International Europe).
Giunta alla 10° edizione, l’Annual Rewiew illustra nel dettaglio la situazione dei diritti umani delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali (LGBTI) nei 49 paesi europei e nei cinque paesi dell’Asia centrale (Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan), relativamente ai 12 mesi del 2019.
Ne viene fuori un quadro generale alquanto differente dalla diffusa narrativa che tutto vada bene per le persone Lgbti in gran parte dell’Europa. Quadro soprattutto segnato dal forte aumento del discorso d’odio di leader politici e religiosi contro le persone Lgbti in tutta Europa. Ma soprattutto in 17 Paesi, compresi Finlandia, Portogallo e Spagna notoriamente considerati friendly.
Tra questi spicca indubbiamente la Polonia ma anche l’Italia con riferimento alla plateale partecipazione dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini e di altri componenti del Governo al XIII° Congresso mondiale delle Famiglie.
In aumento anche il discorso d’odio online e gli attacchi fisici alle persone Lgbti, quest’ultimi spesso in forma premeditata e brutale.
Il rapporto rileva come si tratti di un fenomeno paneuropeo: dal Regno Unito, in cui la retorica populista legata alla Brexit può essere collegata a un aumento dei crimini e degli episodi di odio anti-Lgbti, alla Turchia con cariche ai Pride. Per non parlare della presenza di manifestanti anti-Lgbti e neonazisti durante eventi pubblici pressocché in tutta l’area.
«Non sono solo i paesi dell’Europa orientale, circa i quali la gente pensa solitamente che vi sia un’opposizione più organizzata – ha dichiarato Evelyne Paradis, direttrice esecutiva di Ilga-Europe -. I gruppi che si oppongono alla parità Lgbti stanno spuntando in più luoghi».
Si registra in pari tempo, all’interno dell’area geografica, un aumento di migrazioni verso paesi percepiti come meno duri. Sempre più persone Lgbti hanno lasciato, ad esempio, l‘Albania, la Bosnia ed Erzegovina, il Tagikistan e il Turkmenistan alla volta di Paesi vicini, dove la situazione è percepita come relativamente più sicura. In crescita anche le dichiarazioni di persone che affermano di voler lasciare paesi come la Polonia per altri della zona Ue.
Ma, in ogni caso, ha specificato Evelyn Paradise, «non sono tutte brutte notizie. La questione dell’integrità corporea per le persone intersex continua a guadagnare maggiore importanza nell’agenda politica di governi e istituzioni.
Il 2019 è stato un anno di sviluppi positivi per le famiglie arcobaleno nella regione con un’espansione dei diritti delle famiglie in alcuni paesi. E continuano a essere fatti importanti progressi nella riforma o nell’istituzione di procedure legali di riconoscimento del genere, anche se in molti paesi i progressi stanno rallentando».