Si è conclusa con un verdetto per suicidio, emesso dal coroner Jason Pegg presso la Corte di Portsmouth, l’udienza per la morte del 16enne Cameron Warwick. Il giovane, che il 4 settembre scorso non si era presentato alla Fareham Academy, fu ritrovato morto, lo stesso giorno, nei boschi intorno al Fort Fareham nell’Hampshire.
La madre di Cameron, che è stata ascoltata nell’udienza, ha rivelato come il figlio, che era autistico e lottava contro la depressione, avesse fatto coming out all’età di 12 anni e da allora fosse stato costantemente bullizzato dai compagni del college.
«Lo avevano preso di mira e poi lo avrebbero isolato – ha dichiarato Kerry Warwick –. Gli lanciavano addosso cose come il cibo, lo facevano inciampare in corridoio, lo chiamavano con nomi orribili come “frocio autistico”. Per i bulli era la loro preda preferita, solo per il fatto che era gay. Era ostracizzato: molti degli alunni si rifiutavano perfino di sedersi vicino a lui e continuavano a chiamarlo con nomignoli offensivi».
Ciò aveva portato Cameron a distrarsi negli studi e a non conseguire il 4° grado in matematica, necessario per iscriversi a un corso di ludologia al College. Un’estate drammatica per il 16enne, sfociata prima nella rottura della relazione online col 18enne Christopher Robertson e poi nel gesto estremo del 4 settembre.
In una dichiarazione resa alla corte Robertson ha dichiarato: «Credo che Cameron sia stato vittima di bullismo incessante a scuola da parte di altri studenti per aver fatto coming out».
Il 16enne Bill Ashcroft ha anche lui osservato come Cameron fosse stato vittima di bullismo, aggiungendo: «Un ragazzo a scuola gli ha detto che era brutto».
Alan Warwick, padre del giovane, ha invece dichiarato: «Cameron era un giovane molto amato, gentile e sensibile. Le sue malattie gli hanno reso impossibile di continuare a vivere in un mondo che non lo capiva e che faceva pochi sforzi per capirlo».