Diverse dozzine di attivisti e attiviste Lgbti hanno protestato oggi a Varsavia davanti alla chiesa parrocchiale di San Pio da Pietrelcina, dove l’arcivescovo metropolita di Cracovia Marek Jędraszewski ha celebrato una messa di suffragio per i combattenti anticomunisti del 1944-1956 in occasione della Giornata della memoria dei Soldati maledetti. Tra i quali, in ogni caso, vengono anche ricordati i componenti della Brygada Świętokrzyska delle Forze armate nazionali (Narodowe Siły Zbrojne), che tra il ’44 e il ’45 collaborò con la polizia nazista nel dare la caccia a ebrei e partigiani comunisti.
Ma il motivo della manifestazione di protesta contro l’arcivescovo di Cracovia, organizzata dagli attivisti Bart Staszewski, Aleks Polak e Dariusz Andrzej Woszczyński, è da ricercarsi nell’omelia pronunciata dal presule il 1° agosto scorso. Durante la messa, celebrata in occasione del 75° anniversario della rivolta di Varsavia, Jędraszewski aveva infatti dichiarato: «La peste rossa non serpeggia più sulla nostra terra ma ne è emersa una nuova, neo-marxista, che vuole impadronirsi di anime, cuori e spiriti. Una peste che non è rossa ma arcobaleno».
I manifestanti avevano striscioni con le scritte Amerai il tuo prossimo come te stesso, Dimettiti subito, Arcivescovo Jędraszewski, trasmetti la cultura dell’odio, La peste arcobaleno ti accoglie.
Un imponente cordone di polizia ha impedito ai manifestanti di entrare in chiesa e li ha successivamente allontanati dall’ingresso alla sacrestia e alla casa parrocchiale.
Quando è arrivato l’arcivescovo, Bart Staszewski, autore di una celebre campagna fotografica sulle zone polacche Lgbt-free, che era entrato nella casa parrocchiale, gli ha chiesto: «Perché pensi che io sia la peste arcobaleno?». Dopo che il presule gli ha replicato: «Non ho tempo per risponderti», è stato sottoposto a fermo e allontanato da due agenti. Potrebbe essere accusato di violazione di domicilio qualora i sacerdoti della parrocchia dovessero sporgere denuncia.