I due casi di violenza a danno di una donna polacca e di una donna trans peruviana, avvenuti l’uno a poco distanza dall’altro a Rimini, hanno suscitato una corale indignazione. Non senza disparità di trattazione da parte dei media, che al solito hanno liquidato in poche battute lo strupro della giovane transgender non senza il ricorso dell’inacettabile qualifica “il trans”. Sulla duplice vicenda è intervenuto Marco Tonti, presidente di Arcigay Alan Turing di Rimini, col seguente comunicato
L’episodio di violenza avvenuto a Rimini, con il pestaggio di un ragazzo e lo stupro di due donne, non deve limitarsi a sollevare il giusto sdegno e la richiesta di una durissima punizione nei confronti del branco. Dare la colpa alla droga o all’alcol è un facile alibi morale per pulirci la coscienza, ma come società civile dobbiamo avere il coraggio di guardare alla sub-cultura maschilista di cui questi comportamenti si nutrono.
Purtroppo abbiamo assistito a una frequenza di violenze nei confronti di donne che non può lasciare indifferenti e che dimostra come ancora non si faccia abbastanza per contrastare il maschilismo predatorio che alimenta le violenze. È una battaglia lunga e difficile che incontra anche molte resistenze tra benpensanti e tradizionalisti, a dimostrazione di quanto è radicato il maschilismo nella nostra cultura. È anche superficiale incolpare la cultura maschilista di provenienza di chi si macchia di questi crimini, se qui, in Italia, non trovano una chiara e ripetuta condanna culturale di questi atteggiamenti di disparità sessista.
Nel caso poi della donna transessuale violentata, bisogna dire chiaramente che è una vittima al pari delle altre due e non un “danno collaterale” come a volte pare essere considerata, anche nelle manifestazioni di solidarietà. Si tratta inoltre di una transessuale, al femminile, perché quella persona si identifica come donna e vive la sua vita in quanto tale e che certo non merita di essere violentata anche nella sua identità.
Marco Tonti
Presidente Arcigay “Alan Turing” Rimini