Il 20 marzo 45 eurodeputati ed eurodeputate dell’Intergruppo del Parlamento Ue per i Diritti Lgbti (per l’Italia hanno firmato Brando Benifei, Eleonora Evi, Giuseppina Picierno, Rosa D’Amato) hanno inviato una lettera a Jan Szmidt e Andrzej Kraśniewski, presidente e segretario generale del Consiglio dei Rettori delle Università polacche, per chiedere garanzie sulla sicurezza e il benessere della comunità studentesca Lgbti.
A farsi promotrice dell’iniziativa l’eurodeputata Eleonora Evi, rieletta alle scorse europee tra le file del M5s.
Onorevole Evi, lei è stata promotrice della lettera di 45 europarlamentari al Consiglio dei Rettori delle Università della Polonia. Che cosa l’ha spinta a farlo?
Tutto è partito da una segnalazione di Davide Podavini, presidente di Coming-Aut Pavia, da cui ho appreso la storia di Maciej. Già da tempo in ogni caso si stava monitorando in Parlamento Ue la situazione delle persone Lgbti in Polonia, soprattutto in riferimento alla decisione di numerosi Comuni di dichiararsi Lgbti-free. Alla luce di ciò è partito il tutto con l’intenzione di stimolare la Commissione europea ma soprattutto il mondo accademico polacco per avere rassicurazioni sulla tutela e la sicurezza di chi fa la bellissima esperienza dell’Erasmus senza dover affrontare problemi in ragione dell’orientamento sessuale o identità di genere. Quello universitario deve essere infatti un ambiente aperto, inclusivo e non discriminatorio.
Quale crede che sarà la risposta alla lettera?
Al momento non si è avuta ancora alcuna risposta ma sono fiduciosa che la si otterrà e che, soprattutto, sarà positiva. Faccio affidamento sul fatto che il mondo dell’università, della cultura e della scienza ha nel suo dna il carattere dell’inclusione, dell’apertura e della tutela dei diritti di tutte le minoranze.
Come mai ha aderito all’Intergruppo parlamentare per i Diritti Lgbti?
Siamo in quattro del M5s sugli otto complessivi eurodeputati ed eurodeputate italiane a far parte dell’Intergruppo, fra cui il nostro vicepresidente del Parlamento Fabio Castaldo. Per quanto mi riguarda ne facevo già parte nella precedente legislatura: da sempre, anche all’interno dello stesso Movimento 5 Stelle, mi sono fatta portavoce delle istanze delle persone Lgbti, la cui tutela ritengo importantissima.
Qual è la valutazione che si ha della situazione delle persone Lgbti in Italia da parte di europarlamentari di altri Paesi?
L’Italia certamente non brilla per il quadro normativo a tutela dei diritti delle persone Lgbti e della loro piena parità. È necessario che il nostro si allinei ad altri Paesi, come, ad esempio, la Spagna, il Portogallo, il Belgio, la Svezia, che sono tra i più avanzati al riguardo. Il fatto che europarlamentari italiani e italiane siano all’interno dell’Intergruppo e si facciano sentire è valutato molto positivamente. È chiaro che il nostro è un impegno volto anche a quei Paesi, come l’Ungheria o la Polonia, per citarne alcuni, dove la situazione delle persone Lgbti è fortemente critica. Quella dell’Intergruppo è un’azione molto importante perché permette di stare col fiato sul collo sia sulla Commissione europea sia sugli Stati membro, dunque anche sull’Italia, dove si è in ritardo su matrimonio egualitario, riconoscimento pieno di figli e figlie di coppie omogenitoriali, perseguimento dell’omotransfobia e piena dinità delle persone transgender.