Il 2 maggio 1930 fa nasceva Marco Pannella, che Guido Vitelli ha oggi definito su Linkiesta.it il «marziano di Teramo, sbarcato sulla terra da chissà quale pianeta esattamente novant’anni fa: cocciuto, tenace, fedele al suo tesoro di pochi, semplici e generosi principi».
Ricordare Marco Panella nel 90° anniversario della nascita è per me un dovere di amicizia e gratitudine verso chi ha reso l’Italia un Paese più libero con battaglie senza sosta sui diritti civili e sociali. La sua lezione è da tenere sempre a mente soprattutto in tempi, come quelli attuali, caratterizzati da preoccupanti regressioni per colpa di partiti e movimenti nazionalisti, sovranisti e clerico-fascisti.
Per chi come me fa politica da tanti decenni la figura di Marco Pannella è sempre stata presente fin dall’inizio, perché Marco era onnipresente. Ci eravamo conosciuti intorno alla metà degli anni ’80 e devo riconoscere che ne nacque un’amicizia, durata fino alla fine. Col passare degli anni i rapporti politici erano infatti divenuti anche d’affetto personale.
Ricordo che la prima volta che Pannella mi telefonò era il 1987. Risposi al telefono e dall’altro capo del filo c’era uno che urlava: «Ce l’hai fatta, ce l’hai fatta». Io non capivo chi era, per quanto quella di Pannella fosse una voce inconfondibile. Ma anche perché non mi sarei mai aspettato che mi chiamasse. Cosa che, invece, era suo costume fare quando uno s’iscriveva al Partito Radicale, come io avevo appena fatto. Secondo Marco tutti volevano iscriversi al Partito Radicale: però c’era chi ce la faceva e chi no. E chi ce la faceva riceveva i suoi complimenti secondo quell’inconfondibile modo ironico e irruente, che lo caratterizzava. Chiacchierammo a lungo. Gli chiesi di venire proprio quell’anno alla Festa dell’Unità di Bologna, nel corso della quale avremmo presentato una campagna a favore delle persone omosessuali russe, ancora criminalizzate, all’epoca, dall’articolo 121 del Codice penale (cancellato da Eltsin dopo il 1989). Pannella venne volentieri, anche perché diversi militanti del FUORI e del Partito Radicale avevano protestato a Mosca.
Poi con Marco ci siamo visti spesso a pranzo come anche in incontri politici e comizi. Appuntamento fisso, in cui ci incontravamo annualmente, era quello del 20 settembre a Roma nei pressi di Porta Pia. Io avevo proposto una legge che ripristinasse la festività nazionale del 20 Settembre che, come noto, è stata tale per 50 anni per poi essere abolita dal regime fascista, che la sostituì con l’anniversario della Marcia su Roma e con la Giornata del Concordato. Quella del 20 settembre è e resta la vera data dell’Unità d’Italia.
Nei comizi, che si facevano con Marco a Porta Pia, si ribadiva la necessità, mai venuta meno, di condurre una battaglia laica e, perché no, anche laicistica. Resto del parere che il termine laicista non sia affatto un insulto, come ritengono tanti clericali: il laicismo, infatti, se non si trasforma in una delle tante ideologie pret-à-porter, è infatti l’inveramento della laicità. E che cos’è la laicità se non il terreno del dubbio, il terreno della libertà, il terreno della critica, il terreno del pluralismo di voci?
Toccando un ambito a me particolarmente caro perché esistenziale, qual è quello Lgbti, Marco aveva le sue posizioni sul riconoscimento legale delle coppie di persone dello stesso sesso. Era ben nota la sua opposizione al matrimonio egualitario. Ma solo perché lui voleva l’abolizione sic et simpliciter del matrimonio. Era invece molto favorevole alle unioni civili e, perciò, alla cosiddetta legge Cirinnà, che ha appoggiato nel modo e nelle forme che ha potuto mettere in campo soprattutto negli ultimi mesi della sua vita.
Pannella era considerato il simbolo dei diritti civili in Italia e delle battaglie per i diritti civili. Ricordo, ad esempio, il suo comizio in Piazza Navona, la sera della vittoria della battaglia per il referendum sul divorzio, insieme con un giovanissimo Giulio Ercolessi (allora segretario nazionale del Partito Radicale). A differenza di tutti gli alti partiti i Radicali avevano prenotato la piazza, perché giustamente convinti che il referendum si sarebbe vinto.
Le battaglie laiche sono state proprie di Pannella sia pur con molte contraddizioni. Si pensi a quella contro la fame nel mondo o all’incontro con Giovanni Paolo II. Ma Pannella era fatto di contraddizioni. Non era un leader politico lineare. Anzi non sapeva neanche che cosa fosse la linearità. Lui si esprimeva per ellissi e digressioni, con un profluvio di parole soprattutto durante le trasmissioni col compianto Massimo Bordin. Era la cifra di un personaggio fondamentale della storia politica italiana, un personaggio che continua a mancarci molto.
Purtroppo, quando è morto il 19 maggio 2016, non ho potuto partecipare al funerale perché nel frattempo anch’io sono stato colpito da un tumore, la malattia che lo ha stroncato. Il che mi aveva pure impedito, prima del decesso, di andarlo a trovare nella sua casa storica di Roma in via della Panetteria. Ne sono molto dispiaciuto. Ma mi piace oggi ricordare una delle sue frasi preferite quando ci incontravamo e parlavamo di questo e di quello: «Nel mondo ci sono molti eterostronzi, ma anche molto omostronzi». E, in effetti, chi può dire il contrario?
Ciao, Marco: il mondo senza di te è meno divertente e la politica è più noiosa. Ma, almeno, il ricordo rimane indelebile e rimane nella vita di tutti noi “vecchi” e meno vecchi con quell’affetto che ci hai sempre dimostrato e sparso a piene mani.