“Ha cambiato la mia vita, orgogliosa di aver fatto parte della famiglia di playboy”. “Avevo 20 anni e ho visto la prima donna in top sul tuo giornale. Grazie”. “Rispettava le donne molto più di tanti uomini di oggi”. Sono solo alcuni fra le migliaia di tweet che commentano l’annuncio della scomparsa di Hugh Hefner, fondatore della storica rivista Playboy, che si è spento la scorsa sera all’età di 91 anni.
Scorrendo i commenti su Twitter si trova anche “Uomo disgustoso” o altre opinioni negative. A testimonianza dello shock e dell’enorme portata innovativa che potesse avere l’idea di una rivista come Playboy negli Stati Uniti del 1953, un Paese che criminalizzava la sodomia in generale, (fino al 2003 in 13 Stati), vietava i rapporti orali (ancora fino agli anni ‘90 in oltre 20 Stati) e imponeva alla popolazione di vestire in modo corrispondente al sesso anagrafico. Un Paese che, insomma, come il resto del mondo “occidentale”, o forse ancora di più, doveva ancora scoprire quella rivoluzione sessuale che ha caratterizzato gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso. Di quella rivoluzione Hafner è certamente uno degli artefici e pochi sanno che ancora oggi ha qualcosa da dirci, nonostante il mondo sia radicalmente cambiato.
In un’intervista a The Advocate del 1994, Hafner rispose alla domanda: “Pensi sia perfettamente logico per un uomo eterosessuale avere esperienze sessuali omosessuali?” Questa la risposa: “Se sei sessualmente intraprendente, non penso che l’eterosessualità debba precludere a qualcuno l’idea di provare qualsiasi cosa ci sia lì fuori”.
Alla domanda, invece, su eventuali sue esperienze omosessuali, Hefner rispondeva: “Nel contesto di un’oscillazione dell’eterosessualità sì. In realtà si trattava di comportamenti bisessuali”. Idee e risposte che farebbero discutere ancora oggi nel nostro Paese, in cui la differenza tra orientamento e comportamento sessuale è quasi sconosciuta. E, intanto, il re delle conigliette si dichiarava “Very heterosexual” in riferimento alla Scala Kinsey e ammetteva tranquillamente, nel ’94, che un etero può fare sesso con un uomo. Un manifesto di liberazione sessuale.
Non a caso Hefner è stato sempre un grande sostenitore delle battaglie sui diritti civili e della causa Lgbti. L’immaginario costruito da Hafner ha dato a milioni di persone, per la prima volta, un modo nuovo e meno ipocrita di rapportarsi con il sesso.
Di contro, è un immaginario che risente dello spirito maschilista del proprio tempo e costruisce un’immagine della donna comunque subalterna all’uomo: da un lato le donne venivano per la prima “legittimate” nel potersi mostrare, nonostante si trattasse comunque di personaggi dello spettacolo. Dall’altro lo facevano chiaramente per compiacere il maschio. Da questo punto di vista la rivoluzione sessuale di Hafner va storicizzata: anche le copertine di playboy hanno dato la loro spinta, nel bene e nel male, all’emancipazione sessuale delle donne. Alcune le definirebbero quasi un male necessario. È evidente che da diversi decenni a questa parte hanno perso questa valenza.
Il tema della subalternità della donna nell’erotismo è tuttavia una questione ancora aperta. Mutatis mutandis, nelle rappresentazioni erotiche e pornografiche che si moltiplicano in rete l’immaginario è ancora quello legato al “maschio dominante”, con una serie di estremizzazioni a volte imbarazzanti e a tratti violente, che al giorno d’oggi sono tutt’altro che rivoluzionarie.
Oggi la sfida è immaginare una sessualità paritaria, in un mondo che tende ancora a riproporre pesanti narrazioni conservatrici sulla sessualità e la famiglia, narrazioni che nascondono puntualmente ingombranti scorie di ipocrisia. Basti pensare a certe dichiarazioni sulle donne di Donald Trump, tuttavia sostenuto dai movimenti più reazionari americani. A pensarci bene, gran parte dell’omofobia viene dal maschilismo ovvero dalla paura di sembrare o essere “meno uomini” e quindi “un po’ donne”. Forse un’idea diversa di sessualità, anche tra gli etero, avrebbe un impatto positivo anche sul modo di vedere l’omosessualità. Insomma, Hugh Hefner passa alla storia della liberazione sessuale con qualcosa ancora da dire e con un’eredità che ha invece già detto tutto. In un mondo che corre velocissimo, ma corre spesso a velocità troppo diverse, la sfida è saper cogliere ogni sfaccettatura.