Sono riprese alle 14:00, presso l’Aula della Commissione Affari sociali della Camera le audizioni informali che la Commissione Giustizia sta svolgendo, dalla scorsa settimana in video conferenza, nell’ambito dell’esame delle proposte di legge recanti modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del Codice penale in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere.
A essere state audite nel pomeriggio odierno l’avvocata Cathy La Torre e Angelo Schillaci, professore associato di Diritto pubblico comparato presso l’Università Sapienza di Roma, entrambi noti per il loro impegno a tutela dei diritti delle minoranze Lgbti.
A precederli l’avvocato Gianfranco Amato, presidente dell’associazione Giuristi per la Vita, membro del Comitato gandolfiniano Difendiamo i nostri figli e componente del Comitato d’indirizzo della Fondazione Novae Terrae (sui cui collegamenti con oligarchi russi ultratradizionalisti ha fatto luce Report e il cui presidente Luca Volonté è sotto processo per corruzione internazionle), collaboratore di giornali come La Nuova Bussola Quotidiana e Il Timone, nonché promotore in tutta Italia con Povia delle conferenze-concerto Invertiamo la rotta. Contro la dittatura del pensiero unico! per arrestare la presunta deriva omosessualista e genderista.
Nel suo intervento Amato ha sollevato obiezioni proprie del bagaglio argomentativo dei gruppi oltranzisti cattolici, gravitanti nella variegata galassia dei pro vita e pro family. Ha presentato l’eventule normativa come base per configurare un fantomatico reato di opinione e conculcare i diritti costituzionali alle libertà di pensiero, di espressione, di educazione, di religione. Cosa non affatto vera, perché i progetti di legge intendono soprattutto, accanto a strumenti preventivi e tutelativi della vittima, estendere alle discriminazioni per motivi di orientamento sessuale e identità di genere gli effetti degli articoli 604 bis e ter, sanzionanti gli atti di violenza e l’incitazione all’odio per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali.
Amato ha poi criticato l’utilizzo del termine omofobia (in realtà presente nel solo pdl Scalfarotto) in quanto non presente nella legislazione italiana e mancante della relativa definizione «nella legislazione universalmente riconosciuta». Ma in realtà tutti i restanti progetti di legge parlano di discriminazioni fondate su l’orientamento sessuale o l’identità di genere, espressioni ampiamente presenti nel nostro ordinamento. Soprattutto quella d’identità di genere, maggiormente contestata da Amato come «gelatinosa» e superficialmente correlata a Judith Butler, che è presente nella sentenza n. 221 del 2015 della Corte Costituzionale nonché nel diritto europeo come la direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa del 25 ottobre 2012.