17 militanti di Forza Nuova Rimini sono stati iscritti nel registro degli indagati e le pagine social del raggruppamemto parapolitico sono state oscurate. Ecco le prime conseguenze delle querele presentate in luglio dalla vicesindaca riminese Gloria Lisi, verbalmente diffamata e minacciata via web per aver pubblicato una foto della sua visita a Emmanuel, il giovane nigeriano che era stato brutalmente aggredito a Marina Centro.
Il fatto che la politica non permetta più infamie a mezzo web è certamente un’ottima notizia. È fondamentale che proprio essa abbia smesso di derubricare questa fucina di violenza a semplici slanci folcloristici e abbia cominciato a denunciare queste mostruosità, come affermato anche dalla presidente della Camera Laura Boldrini nella sua visita a Rimini alcuni giorni fa.
Ogni azione per contrastare questi grumi di odio è un segnale che le istituzioni non sono più disposte a far passare sotto silenzio tali autentiche violenze verbali. Oltre ad avere una funzione repressiva dei tanti “leoni da tastiera” si tratta di un messaggio educativo che stabilisce che non può essere lecita la violenza in nessuna forma. In questo caso la politica ha dato un ottimo esempio nei confronti soprattutto dei giovani, i quali ora sanno che l’esternazione dell’odio è inammissibile.
Bisogna rendersi conto che gli hate crime, anche se compiuti da chi si nasconde dietro un monitor, rappresentano dei reati veri e propri che non possono più essere tollerati solo perché commessi digitando parole. Le parole sono pesanti come pietre. Occorre rendersi conto che chi scaglia parole d’odio anche sul web contribuisce a creare un clima sociale in cui maturano violenze, discriminazioni, esclusioni, fascismi e razzismi.
Non c’è dubbio che sono stati fatti passi avanti, come l’approvazione della legge Fiano alla Camera e della legge contro il negazionismo. A questo punto ciò che manca è una norma generale a tutela delle persone omosessuali e transessuali, ma proprio nelle scorse settimane Gaynews ha lanciato a livello nazionale un’iniziativa per chiedere a tutte le Regioni apposite norme antidiscriminatorie. Le norme penali afferiscono al legislatore nazionale ed è molto negativo che la legge sull’omofobia sia bloccata al Senato. Tutto il resto però può essere fatto dalle Regioni con interventi nelle scuole per la parità di genere, la lotta la bullismo, le discriminazioni sul lavoro e approcci sanitari specifici. Su questa iniziativa legislativa regionale ci sarà un dibattito al Cassero di Bologna lunedì 9 alle 21:00 col direttore Franco Grillini.
Anche Arcigay Rimini e il coordinamento del Summer Pride hanno ricevuto molte minacce e aggressioni verbali (e non solo) in questi anni ed è un’ottima notizia che le istituzioni si mettano dalla parte di chi è continuamente bersaglio di queste manifestazioni di odio e di violenza. Inoltre Arcigay Rimini, all’interno della campagna di Arcigay nazionale #ChiamiamoliInCausa, ha provveduto a presentare esposti, invitando tutti e tutte a non tollerare più la violenza che emerge da questi pozzi neri d’odio, anche perché alcuni potrebbero sentirsi legittimati ad agire anche materialmente, e questo deve essere assolutamente prevenuto.