Il 13 maggio Michelle Bachelet, Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha scritto una lettera al Governo italiano, indirizzandola al ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Luigi Di Maio, in merito alla Revisione periodica universale (Universal Periodic Review – Up), cui il nostro Paese è stato sottoposto il 4 novembre scorso. Nella missiva sono state fatte raccomandazioni specifiche tra cui la creazione di un’istituzione indipendente per i diritti umani, il rafforzamento di leggi e politiche per contrastare le discriminazioni basate su orientamento sessuale e identità di genere, nonché il potenziamento dell’Unar.
Al riguardo Yuri Guaiana, presidente dell’Associazione radicale Certi Diritti e coordinatore del lavoro di advocacy relativo al terzo ciclo dell’Upr svolto da una coalizione composta da Arcigay, Associazione radicale Certi Diritti, Centro Risorse Lgbti, Gaycs e OII-Italia, ha rilevato come tali raccomandazioni arrivino «mentre si avvia in Parlamento la discussione sulla legge contro l’omotransfobia» e come esse siano «particolarmente tempestive e diano all’Italia l’opportunità di dar seguito speditamente agli impegni presi all’Onu accettando 16 raccomandazioni sui diritti umani delle persone Lgbti».
Secondo Gabriele Piazzoni, segretario generale Arcigay, «le Nazioni Unite ci ricordano con queste raccomandazioni il ritardo che sconta L’Italia sulle politiche di contrasto e prevenzione delle discriminazioni. Un ritardo che non ha alcuna giustificazione e deve essere colmato rapidamente come avvenuto in tutti gli altri paesi dell’Europa occidentale, la violenza non può essere giustificata in alcun modo: è ora che la politica guardi in faccia alla realtà e in occasione dell’attuale dibattito legislativo in Parlamento, ne tragga le ovvie conseguenze, dotando il nostro Paese di una legge coraggiosa ed efficace che finalmente protegga tutte e tutti i cittadini dalle discriminazioni che un paese civile non può scambiare per opinioni, ma riconoscere come violenza».
«È anche grazie a raccomandazioni come questa – ha infine dichiarato Valeria Roberti del Centro Risorse Lgbti – che le nostre istituzioni devono agire, non si può più temporeggiare, nè per quel che riguarda la legge nazionale relativa ai crimini d’odio omobilesbotransfobico, nè per un approccio più strutturato di tutti gli enti pubblici a supporto della comunità Lgbtqi+, delle associazioni di categoria e di progetti innovativi di tutela delle fragilità all’interno della comunità».