Alle 19:00 avrà luogo la videoconferenza online promossa da Agedo nazionale, intitolata Il dibattito e l’iter parlamentare delle proposte di legge contro la omo-bi-lesbo- transfobia. Interverranno il deputato Alessandro Zan, relatore della legge alla Camera, Angelo Schillaci e Mia Caielli.
A poche ore dall’evento abbiamo raggiunto Fiorenzo Gimelli, presidente di Agedo nazionale, per fare con lui il punto della situazione.
Presidente, da alcune indiscrezioni e anticipazioni sembra che il testo di legge, che sarà presentato giovedì in conferenza stampa, possa essere una sintesi al rialzo tra quelli presentati fino ad ora. Qual è il suo parere?
La mediazione politica che c’è stata finora riguardo al testo di legge per il contrasto ai crimini d’odio basati su orientamento sessuale, genere e identità di genere, viste anche le posizioni molto diverse presenti nel paese, appare sensata. Finalmente con la legge la lotta è diventata dibattito nazionale. Parlo di mediazione perchè visti gli attacchi da parte degli oppositori, come la Cei, su una legge che negherebbe la libertà di espressione, arrivano abbastanza tardi a parlare di libertà negate. In questo senso, il politicamente corretto diventa così un’arma a nostro vantaggio.
Come giudica il coinvolgimento delle associazioni nella fase antecedente alla redazione del testo unificato?
Positivo, anche se è necessario fare le giuste considerazioni: è doveroso adesso che si crei un fronte comune e unitario con le giuste mediazioni, nonostante non sembrino esserci pareri fortemente contrastanti, fatta eccezione di alcune frange poco numerose. Ovvero: dovremmo essere in grado di creare una realtà aggregatrice di tutte le soggettività, se vogliamo portare a casa questa legge, se vogliamo che la politica ci ritenga soggettività valide per portare avanti le istanze sui diritti delle persone Lgbti+. Perchè la politica guarda i numeri.
Secondo lei i tempi sono finalmente maturi per questa legge?
Socialmente sì, ma l’impressione è che la politica sia sempre due passi indietro. Gli esempi sul nostro territorio di nazionalismi e sovranismi vari, come accade al di là dei confini italiani (si pensi, ad esempio, a Kaczyński in Polonia), manifestano un modus operandi che invece di argomentare una critica preferisce delegittimare, evitando così il confronto politico, come accade spesso sentendo parlare di ideologia gender. In questo senso, Agedo opera seguendo due fari sicuri: lo statuto associativo e la Costituzione italiana, agendo da ponte comunicativo tra le identità politiche (extraparlamentari, associazioni, ecc) e la vita, le persone di tutti i giorni.
Qual è la prossima battaglia necessaria secondo Agedo rispetto all’agenda Lgbti+?
Questa è la battaglia. Non dobbiamo aspettare la prossima. Durante il dibattito politico per la legge sulle unioni civili il manifestare e far fronte comune è servito per portare legge dove legge non c’era, per quanto fortemente ribassata infine (dettaglio che certamente non disconosco); perchè “sono le leggi che fanno legge”, per assicurare stassi diritti a chi ha gli stessi doveri di fronte ad essa. C’è frammentazione, che deve essere ridotta per poter vincere scenari politici come questo attuale.
Dopo le dichiarazioni di Conte e Mattarella dello scorso 17 maggio sono ripartiti gli attacchi da parte del mondo del Family Day, che ha annunciato la piazza del prossimo 11 luglio. Come dovrebbe reagire la società civile?
Le massime cariche dello Stato si sono espresse a favore di una progettazione politica (e non) che risulti inclusiva contro ogni tipo di discriminazione. Questo è un fatto che, da un punto di vista storico nel panorama italiano, non ha precedenti e che ha bisogno di una forte presenza dal punto di vista parlamentare (e non), una presenza come ho già detto aggregativa, che sappia creare una strategia contro le realtà avversarie all’inclusività. Una presenza che risponda con indifferenza agli attacchi degli avversari. Dovremmo quindi saper mobilitare le persone e sensibilizzare il popolo, com’è accaduto in passato con le 100 piazze, ad esempio. La battaglia di oggi deve acquisire le stesse sfumature di cui si sono fregiate quelle passate nella conquista di altri diritti civili, come il divorzio, o l’aborto. Riuscendo quindi nel parlare anche al di fuori del mondo Lgbti+.