Non è ancora andato in scena e già sta facendo discutere il nuovo spettacolo scritto e diretto da Giovanni Franci, autore e regista dallo sguardo lucido sulla realtà contemporanea nonché sulle relazioni e i conflitti affettivi che, in essa, si consumano. Franci ha deciso di raccontare e mettere in scena uno dei casi di cronaca nera accaduti a Roma tra quelli più atroci e scioccanti degli ultimi anni: l’omicidio di Luca Varani a opera di Manuel Foffo e Marco Prato.
Non a caso lo spettacolo si chiama L’Effetto che fa perché è questa la risposta che Foffo e Prato diedero agli inquirenti che cercavano di comprendere le ragioni alla base dell’efferata crudeltà con cui i due avevano seviziato e massacrato il 23enne Luca Varani.
Nelle note di regia Giovanni Franci offre una puntuale e incisiva disamina dei motivi che l’hanno spinto a investigare emotivamente in questa pagina drammatica della nostra storia recente, partendo proprio dal senso di malessere e disorientamento conseguente al fatto di dover metabolizzare che alla base di tanta violenza non c’era, in realtà, alcuna reale motivazione. Perché l’omicidio Varani, ci suggerisce l’analisi di Franci, non può essere semplicisticamente attribuito all’alterazione procurata dalla droga: Marco Prato e Manuel Foffo, che, apparentemente, erano due giovani come tanti e che, come tanti, amavano trasgredire assumendo anche qualche sostanza, erano due persone con un preoccupante deficit identitario, insomma due immaturi cronici, parossisticamente soffocati dalle aspettative, dalle convinzioni, dai pregiudizi e dalle proiezioni paterne. Due campioni paradigmatici di un Edipo irrisolto, incapaci di vedere e sentire l’altro, incapaci perfino di cogliere l’altrui dolore, perché troppo concentrati a reggere, faticosamente e servendosi di droghe, il proprio svuotatissimo e fragilissimo “io”.
Ma se la disposizione esistenziale di Foffo e Prato risulta essere sinistramente evidente, sia per le reazioni che i due manifestarono dopo la scoperta dell’omicidio sia per le esternazioni allucinanti dei genitori di entrambi (sempre i padri), ciò che lascia, comprensibilmente, turbato Giovanni Franci è la reazione che è possibile cogliere nell’ambiente di Luca Varani all’indomani della sua morte.
Infatti, l’unica preoccupazione che sembra emergere dalle parole di chi gli avrebbe dovuto volere bene è quella di negare la sua omosessualità e negare che fosse capitato nella casa di Foffo per offrire una prestazione sessuale a pagamento.
«Ma il punto non è questo – puntualizza a tal proposito Giovanni Franci – Il punto, mi sentirei di dire ai giovani amici di Luca, è amare Luca qualunque cosa sia successo. Amatelo se per ingenuità ha commesso un errore, se era andato dai suoi assassini per rivendersi due grammi di coca. Se invece verrà fuori che le cose sono andate come oggi credete sia impossibile, amatelo lo stesso.
Accettate che oltre una certa soglia siamo sconosciuti gli uni agli altri, che chi ci è accanto può avere zone d’ombra, e non per questo possiamo smetterle di amarlo. Accettate di essere insufficienti voi, di non potere o non sapere leggere ogni cosa della persona a cui volete bene, dal momento che, essendo però riusciti a vedere in lui o lei ciò che è essenziale, sarete forti di un amore che non verrà tradito. Solo restituendo con coraggio all’altro un profilo quanto possibile compiuto e fedele, saprete meglio chi siete voi stessi. Allora sentirete la bellezza di essere diventati adulti. E se lo siete già, ne uscirete rafforzati. Saprete benissimo dove andare, sentirete forte e chiara la direzione, pur nel ventre di una città, Roma, che per adesso ne è schifosamente priva.»
L’Effetto che fa sarà in scena dal 31 ottobre all’8 novembre 2017 nel nuovissimo spazio di Via Giulia, 20 l’Off/Off Theatre Festival, Lo spettacolo vedrà in scena tre attori under 35, coetanei dei veri protagonisti della storia, Valerio Di Benedetto, Riccardo Pieretti e Fabio Vasco.