Dopo i violenti attacchi al ddl Zan nel suo complesso da parte, soprattutto, dei gruppi del Family Fay e di esponenti della Lega e le critiche alle parole identità di genere, in quello contenute, da parte di alcune femministe e della senatrice dem Valeria Valente, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, le deputate del Pd fanno oggi quadrato intorno al relatore del testo in materia di contrasto e prevenzione alle violenze e discriminazioni per orientamento sessuale, genere e identità di genere.
«La proposta di legge promossa da Alessandro Zan, e sottoscritta da molte di noi, contro l’omobitransfobia e la misoginia – così in una nota ufficiale – rappresenta un passo avanti fondamentale sulla strada del riconoscimento dei pieni diritti. Un passo avanti fondamentale anche per rendere pienamente compiuta la nostra democrazia, come riconoscimento delle libertà di tutte e tutti. Sono 25 anni che l’Italia aspetta l’approvazione di una legge come questa, presente nella gran parte dei Paesi europei. Il testo Zan, depositato in Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, è la positiva sintesi di diverse proposte.
Un testo sul quale purtroppo sono circolate e continuano a circolare fake news pericolose e inaccettabili, come il fatto che incentivi la pedofilia e comprima la libertà di espressione. Tutte falsità. La legge infatti vuol punire atti di discriminazione e di violenza contro omosessuali, transessuali e donne, estendo lo spettro di applicazione della cosiddetta Legge Mancino, e ispirandosi al principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione. Una proposta che potrà essere, in base al confronto e al dibattito, migliorata anche dal Parlamento. Ma è una proposta rispetto alla quale abbiamo il dovere di non compiere alcun passo indietro, perché non possiamo perdere questa occasione preziosa per approvare una legge di civiltà”. Così in una nota le deputate del Partito democratico».
Sulla questione identità di genere è invece intervenuta sempre oggi la deputata pentastellata Francesca Businarolo, presidente della Commissione Giustizia della Camera, che, in un’intervista a La Repubblica, ha dichiarato: «Non credo che vada cambiata la definizione ‘identità di genere’ che sta facendo discutere. Ma alle femministe, alle associazioni Lgbtqi+, a Valeria Valente la presidente della commissione contro il femminicidio, chiedo che abbiano soprattutto a cuore l’approvazione di una legge contro l’omotransfobia che metta la parola fine a crimini odiosi».