Al via oggi a Khartoum il processo a carico dell’ex presidente e generale Omar Hassan al-Bashir, accusato per il golpe che lo portò al potere in Sudan nel 1989 e deposto lui stesso da un colpo di Stato, a seguito di pubbliche manifestazioni di piazza, l’11 aprile 2019
Al-Bashir, agli arresti a Khartoum, è anche ricercato dalla Corte penale internazionale in relazione alle stragi compiute durante il conflitto armato del Darfour, iniziato nel 2003. L’ex presidente è sotto accusa per crimini di guerra e genocidio.
Nel frattempo continuano le riforme avviate da Abdalla Hamdok, primo ministro del governo di unità nazionale, nato dalle ceneri del trentennale regime di al-Bashir, che portò alle estreme conseguenze – come racconta oggi su L’Avvenire Antonella Napoli, componente dell’ufficio di presidenza di Articolo 21 e dell’associazione Giornaliste italiane unite libere autonome – quanto disposto nel 1983 presidente Jafar al-Nimeyri con l’introduzione della shari’a in tutto il Sudan.
Come annunciato il 10 luglio da Hamdok e il 12 luglio ministro della Giustizia Nasredeen Abdulbari, sono stati abrogati dal Codice penale numerosi articoli a quella ispirata: dall’abolizione della condanna a morte per apostasia (per la conversione, cioè, dall’Islam ad altra religione) alla revoca del divieto di bere alcolici e dell’obbligo per le donne di viaggiare previa autorizzazione scritta dal capofamiglia.
إجازة وتمرير هذه القوانين والتعديلات الجديدة هي خطوة هامة في طريق إصلاح المنظومة العدلية من أجل تحقيق شعار الثورة: حرية سلام وعدالة، عبر قوانين ومؤسسات عدلية تضمن سيادة حكم القانون، ستستمر المراجعات والتعديلات القانونية حتى نكمل معالجة كافة التشوهات في النظم القانونية في السودان. https://t.co/vkHvcsZM4m
— Abdalla Hamdok (@SudanPMHamdok) July 10, 2020
Ma, soprattutto, l’abolizione della pena di morte per sodomia, ossia dei rapporti tra persone dello stesso sesso. Reato, questo, per cui nell’ultimo trentennio sono salite al patibolo in Sudan, come rilevato da Antonella Napoli, centinaia di persone omosessuali.