Si sarebbe dovuta discutere ieri a Palazzo Cesaroni la mozione dei consiglieri leghisti della Regione Umbria Stefano Pastorelli, Paola Fioroni, Daniele Carissimi, Daniele Nicchi, Francesca Peppucci, Eugenio Rondini e Valerio Mancini contro il ddl Zan. Ma, come già si ventilava da giorni, la maggioranza di centro destra ha invece deciso per il rinvio.
A pesare sulla scelta, come appreso da Gaynews, la volontà della presidente Donatella Tesei, decisa a non surriscaldare gli animi prima delle amministrative del 20-21 settembre. D’altra parte la domina leghista dell’Umbria è nota per il pragmatismo politico e la distanza dalle derive ultrareazionarie di Simone Pillon, influente su parte della Lega umbra: non a caso, contrariamente a quanto scritto nel Manifesto valoriale, sottoscritto il 17 ottobre scorso dalla stessa Tesei prima dell’elezione, la presidente non ha mai voluto procedere alla cancellazione della legge regionale contro «le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere». non ritenendola una priorità.
Come che sia, il rinvio della discussione dell’atto nr. 398 è stato salutato con soddisfazione da Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos Lgbti, che ha commentato: «Una prima importante vittoria: evidentemente la maggioranza di centro destra si è trovata essa stessa in imbarazzo per quella mozione piena di odio e falsità. Pensare di dover discutere e approvare un testo che contiene informazioni e dati palesemente falsi e fuorvianti avrà fatto saltare sulla sedia anche qualche rappresentante della maggioranza. Benché siamo soddisfatti di questo ripensamento dell’ultimo momento, continueremo a tenere alta l’attenzione, a vigilare e ad opporci in tutti i modi all’approvazione di simili atti. Siamo pronte e pronti a tornare in piazza se necessario».
Ricordando come la mozione, oltre a contenere dati completamente falsati sui reati e le violenze di stampo omo-lesbo-bi-transfobico, cerchi in maniera maldestra di riabilitare alcuni esponenti del mondo ultracattolico condannati in primo grado da diversi tribunali per diffamazione, il dinamico attivista perugino ha concluso: «Ora chiediamo che quella mozione venga definitivamente ritirata, così da risparmiare alla nostra regione l’ennesima figuraccia nel campo dei diritti. Dopo che l’Umbria è stata al centro delle critiche di tutta Italia per la delibera vergogna sulla RU486, il cui risultato per fortuna è stato solo quello di riaccendere il dibattito e far aggiornare la normativa nazionale, ora la Lega vorrebbe trascinare l’Umbria ad essere la prima regione a schierarsi a favore delle discriminazioni. E tutto questo per l’odio e le battaglie ideologiche personali di alcuni suoi esponenti. Da tutta la nostra comunità il grido è forte: Ritirate quella mozione, risparmiate all’Umbria l’ennesima figuraccia!».