«La prima ripercussione legata allo scarso numero di persone apertamente lesbiche, gay o bisessuali in Francia è l’assenza di rappresentazione. La giovane attrice Amandla Sternberg lo ha spiegato molto bene all’inizio del 2019: – Se avessi avuto, crescendo, davanti a me degli esempi di donne lesbiche nere, avrei avuto consapevolezza della mia sessualità molto prima -». Questo esprime un breve estratto di Le génie lesbien di Alice Coffin, giornalista e attivista lesbica francese, appena uscito per le edizioni Grasset. E ancora: «Masha Gessen, giornalista e militante russa esiliata negli Stati Uniti, racconta in uno dei suoi saggi sul New Yorker (…):- L’identità lesbica, come quella del bambino non udente, è un’identità orizzontale, diversamente da altre identità come la religione, l’etnicità, che sono “verticali” e si trasmettono di generazione in generazione. L’identità orizzontale non permette ai genitori di giocare il ruolo del modello».
Proprio in questi giorni una frase contenuta nell’intervista-coming out dell’ex calciatrice fuoriclasse Carolina Morace è stata molto discussa sui social. «L’ho fatto naturalmente per le più giovani e per chi ancora non trova il coraggio di raccontarsi» ha trovato tante critiche, come se fosse fuori dal tempo pensare che un coming out lesbico possa aiutare persone più giovani. Le frasi de Le génie lesbien appena citate possono focalizzare meglio la prospettiva lesbica orizzontale di trasmissione di incoraggiamento, affetto ed approvazione generazionale non parentale. È importante che la parola pubblica delle lesbiche, l’esiguo rivolo che riesce a fluire attraverso le censure preventive del patriarcato padrone e le autocensure introiettate, sia un invito all’espressione di sé e non alla conformità a modelli verticali imposti. Tutto l’ardito libro di Alice Coffin ci incoraggia in questa direzione, con generosità di informazioni, intenti, idee.
Le consapevolezze che percorrono Le génie lesbien, attraverso una passione argomentativa che erotizza e fa pensare all’uso dell’erotico e all’erotico come potere di cui parlò Audre Lorde, sono strutturate con lucidità e forniscono una mappatura precisa delle lotte praticate e praticabili oggi da un lesbismo politico in fermento nel mondo. In particolare, l’impressione è che, oltre alle mille forme di censura e di blocco preventivo delle forme di vita lesbiche, la lesbofobia sia diventata, a causa della sempre maggiore visibilità lesbica, vieppiù capillare e nociva.
Alice Coffin ricorda anche, appropriatamente, che alla testa di quasi tutti i movimenti sociali importanti, da Black Lives Matter ai movimenti ecologisti, ci sono lesbiche e che esse esprimono un tipo diverso di guida, più da protettrici che da leader secondo il modello veteropatriarcale. Una diversa declinazione del potere che ha purtroppo già le sue vittime sacrificali, come Marielle Franco, ma segna forse un cambiamento antropologico del quale forse le lesbiche stesse non sono sempre consapevoli. Le linee di frattura con il passato oppressivo sono ormai forti, ineludibili, e richiedono un nuovo impegno, più radicale. Alice Coffin cita una frase di Christine Delphy, che è bene riprendere: «Quando una femminista è accusata di esagerare, è sulla buona strada».
E quindi? Facciamo coming out esagerati, attivismo pervasivo, non nascondiamoci più nell’ombra rassicurante e nel contempo tossica dell’universale neutro, ci dice Alice Coffin. Questo dipende anche, soprattutto in Italia, dalla rivitalizzazione del movimento lesbico. Un movimento che si sta lentamente e faticosamente riprendendo dal trauma storico causatogli da poche facinorose devote al fanatismo anti-gpa e alle favolistiche visioni del mondo di Hogwarts. Il futuro è incerto, ma il libro di Coffin aiuta a capirsi, a comprendere le forze in gioco e il peso di un potenziale ineludibile.