TRANSito di Ian Bermúdez e David Cantero, pubblicata da Momo Edizioni, è una graphic novel originale e unica nel suo genere: essa racconta, in maniera agile e corretta, la storia di Merche, che, scoperta improvvisamente la propria identità di genere, deve affrontare luci e ombre di una società che, talora, non riconosce e rispetta le necessità delle persone FtM.
La rivelazione della propria condizione come Javier, il rapporto con la famiglia e con gli amici, le aspettative sentimentali, la gestione del percorso con consulenti, medici e “compagni di viaggio”, la partecipazione alle attività delle associazioni Lgbt+, sono temi raccontati in maniera semplice e incisiva con ironia e spregiudicatezza dai due autori. Essi, nello svolgimento narrativo della storia, ci comunicano innanzitutto il bisogno di autodeterminarsi del protagonista, oltre qualsiasi stereotipo di genere, al di là di ogni convinzione medica e di ogni presunzione dogmatica, perché la libertà di riconoscersi in maniera autonoma non può essere inibita da costruzioni ideologiche legate al binarismo di genere né tantomeno può essere liquidata in maniera clinica e patologizzante.
Javier, protagonista della storia, passa da momenti di grande sconforto («Che merda di società! Tutto quello che non si adatta alla concezione di cosa sia essere uomo o donna non è degno di esistere») a momenti di liberazione e di felicità. Come, ad esempio, quando vive la sua storia d’amore con la ballerina di flamenco o quando recupera il rapporto con il padre che gli insegna i segreti della rasatura, passando anche per picchi rivendicativi allorché, sperimentata l’insensibilità di alcuni medici verso le urgenze delle persone trans, esclama: «Mancano persone trans nel mondo della medicina».
Infine, il libro è reso ancora più prezioso dall’introduzione Una battaglia per vivere meglio, firmata da ZeroCalcare, in cui il celebre fumettista romano, ormai diventato autore di culto, con la sua consueta franchezza scrive: «Quando ho letto questo libro, mi si è acceso qualcosa di sereno», per poi aggiungere: «perché in definitiva questa è una battaglia per vivere meglio, e tutti noi abbiamo bisogno di nutrire il nostro immaginario e di riconoscerci non soltanto nella giustissima rabbia che ribolle per le ingiustizie, ma anche nella gioia e nella serenità. Abbiamo bisogno di vederle rappresentate anche nei fumetti quelle porzioni di felicità che ogni tanto riusciamo a conquistare, per ricordarci perché ci sbattiamo tanto per farle».