Non tutti in Italia, forse, ricordano la vita e il successo di Walter Mercado. Attore, danzatore, astrologo e sensitivo portoricano, dagli anni ’60 ai primi anni 2000 raccolse successi in America e anche in Europa, diventando una vera e propria leggenda umana, un’icona glamour così centrale da meritare una mostra molto importante al Miami History Museum. Mostra che Mercado stesso inaugurò nell’agosto del 2019 qualche mese prima della morte.
È la piattaforma Netflix a ricordarci il rilievo di Mercado nelle trasformazioni culturali di fine ‘900, soprattutto in America Latina, con il docufilm Mucho Mucho Amor. The Legend of Walter Mercado. Realizzato da Cristina Costantini e Kareem Tabsch, esso contiene il racconto che lo stesso sensitivo fa di sé e importanti testimonianze del suo assistente Willy Acosta, della sua famiglia, di chi ha seguito da vicino la sua carriera e di attivisti della comunità Lgbt portoricana.
Infatti, anche se non si è mai definito dal punto di visto sessuale e benché non abbia mai fatto coming out (se l’avesse fatto, negli anni ‘60, avrebbe indubbiamente compromesso tutta la sua carriera), Mercado, visibilmente queer e non binario, è stata una vera icona del movimento Lgbt latinoamericano per la capacità di scardinare schemi e convinzioni sociali. Ma anche per la calma, la sicurezza e la noncuranza con cui reagiva alle caricature omofobe che, spesso, alcuni intrattenitori televisivi, invidiosi del suo successo di Mercado, gli riservavano.
A contribuire a un tale ruolo iconico anche il suo look fuori dagli schemi: dai mantelli sfarzosi, preziosi e astratti, disegnati dai più grandi stilisti dell’epoca, tra cui Versace, ai gioielli scintillanti, dal trucco appariscente e originale alle pettinature voluminose e cotonate. Nella cultura misogina e ultracattolica del mondo latinoamericano Mercado è stata una boccata d’ossigeno, ha infranto gabbie di genere, ha ribaltato pregiudizi radicati e ha riqualificato il senso stesso della fede. Infatti, come egli stesso racconta nel biopic, nessuno ha il monopolio di Dio e nelle sue parole amava far convergere una sorta di fede interreligiosa, una contaminazione tra buddismo, cristianesimo e santeria.
D’altronde il suo vero obiettivo non era né di leggere le stelle né di fare gossip né di passare alla storia come il sensitivo latinoamericano più importante di tutti i tempi. Ma unicamente quello di regalare al suo pubblico “mucho mucho amor”: era questo, del resto, l’augurio con cui concludeva, raggiante, ogni sua apparizione televisiva.