Si è svolta in streaming il 22 dicembre, e non poteva essere diversamente in quest’anno che volge alla fine, la cerimonia della 66° edizione del Premio Napoli. A vincere il prestigioso riconoscimento per la cultura e la lingua italiana, istituito nel 1954 e organizzato dalla Fondazione Napoli, sono stati Igiaba Scego, Davide Sisto e Tommaso Giartosio per le rispettive sezioni Narrativa, Saggistica e Poesia.
Come avviene dal 2003 le opere in concorso (101) sono state selezionate in tre terne finaliste da una giuria tecnica, che, guidata da Domenico Ciruzzi, presidente della Fondazione, è composta da Wanda Marasco, Stefano Balassone, Maurizio Braucci, Massimo Fusillo, Chiara Ghidini, Antonio Gnoli, Alfredo Guardiano, Eugenio Lucrezi, Sergio Moccia, Bruno Moroncini, Ermanno Paccagnini, Matteo Palumbo, Monica Ruocco, Paola Villani.
«La proclamazione dei vincitori – ha commentato il presidente Ciruzzi – rappresenta comunque un appuntamento festoso per la cultura e per l’editoria, soprattutto nel difficile momento che stiamo vivendo. Considero, infatti, la diffusione della lettura e della cultura in genere (teatro, cinema, musica, arti figurative) un presidio sanitario dove si rafforza il sistema immunitario di una comunità: educarsi a distinguere l’orrido dal bello è un processo che contribuisce a rimuovere le diseguaglianze sociali ed a rendere i cittadini più consapevoli delle loro opzioni».
A decretare la vittoria una giuria popolare costituita da 1.400 lettori e lettrici, tra cui anche studenti e persone detenute nella casa circondariale di Poggioreale. Igiaba Scego con La linea del colore (Bompiani) è stato il più votato per la Sezione Narrativa rispetto a Valeria Parrella con Almarina (Einaudi, Torino 2019) e Remo Rapino con Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio (Roma, minimum fax 2019). Per la Saggistica Davide Sisto si è aggiudicato il primo posto con Ricordati di me (Torino, Bollati Boringhieri 2020) rispetto a Sarah Gainsforth con Airbnb città merce (Roma, DeriveApprodi 2020) e Luciano Mecacci con Besprizornye. Bambini randagi nella Russia sovietica [1917-1935] (Milano, Adelphi 2019). Il premio per la Poesia è andato infine a Tommaso Giartosio con Come sarei felice. Storia con padre (Einaudi, Torino 2019), che ha così battuto Igor Esposito con La memoria gatta (MagMata, Napoli 2020). L’altro finalista, Cesare Viviani, autore di Ora tocca all’imperfetto (Einaudi, Torino 2020), aveva infatti ritirato la propria candidatura.
Quella di Giartosio, scrittore, poeta e conduttore del programma radiofonico Fahrenheit in onda su Radio 3, è stata una vittoria salutata con gioia dalla comunità Lgbti+ italiana. Sposatosi in California con Gianfranco Goretti, dinamico presidente di Famiglie Arcobaleno, insieme al quale è padre di due ragazzi nati attraverso gpa, il 57enne romano è infatti autore di fortunate monografie come Perché non possiamo non dirci. Letteratura, omosessualità, mondo (Feltrinelli, Milano 2004) o Non aver mai finito di dire. Classici gay, letture queer (Quodlibet, Macerata, 2017). Con Gianfranco ha poi pubblicato nel 2006 per i tipi romani Donzelli La città e l’isola. Omosessuali al confino nell’Italia fascista.
Hanno particolarmente colpito le parole di Giartosio durante la cerimonia di assegnazione del Premio alla sua raccolta in versi, «mappa autobiografica – come recita il breve testo descrittivo – che indaga i legami sotterranei fra le generazioni e le epoche, interrogandosi su come si formano le linee di un destino». Il poeta ha infatti dedicato il riconoscimento a Maria Paola Gaglione. «Poesie e politica – ha esordito Giartosio – a volte non vanno bene insieme, rischiano di generare una vuota retorica. La politica costruisce, edifica. La poesia non dà la salvezza, sa che tutto si perde, tutte le cose umane si perdono. Però la poesia salva la perdita, fa sì che la traccia di ogni perdita non si perda. E questo è molto politico. Dedico il premio a Maria Paola Gaglione, uccisa tre mesi fa perché amava Ciro, un ragazzo trans».
Ricordando poi come, ricevendo nel 1998 il Premio Bagutta per il suo primo libro Doppio ritratto (Fazi, Roma 1998), avesse all’epoca chiesto una legge per l’unione tra persone dello stesso sesso, ha aggiunto: «Ci sono voluti quasi vent’anni ma l’abbiamo avuta. Forse sbagliavo a chiederla: ce n’era e ce n’è una ancora più urgente, la legge Zan, che combatte la violenza contro le donne, le persone omosessuali, le persone transgender e transessuali. È passata alla Camera, ma non ancora al Senato. Tante e tanti ne ho conosciuti, che avrebbero tratto vantaggio da questa legge. Qualcuno si è ucciso o è stato ucciso. Molti di più si portano nella vita un’ombra che perdura. Chiedo questa legge per Maria Paola Gaglione e per chi è stato e continua a essere vittima di violenza. Abbiamo superato il solstizio d’inverno, i giorni si allungano, l’epidemia un giorno non lontano finirà; torni la luce, ricominciamo a costruire un’Italia migliore. Grazie».
A complimentarsi tra i tanti con Giartosio proprio il relatore della legge alla Camera, Alessandro Zan, che ha fatto pervenire i suoi auguri tramite un messaggio privato e un post su Facebook.