Si è spenta il 21 gennaio a Lanuvio (Roma), dove era nata il 19 giugno 1944, Roberta Ferranti, una delle figure di spicco del movimento trans italiano, la cui esperienza di visibilità e lotta iniziò all’età di 16 anni nella città di Roma. Con Pina Bonanno, Gianna Parenti, Paola Astuni, Roberta Franciolini è stata tra le fondatrici del Mit, all’epoca acronimo di Movimento italiano transessuali.
Da Nicole De Leo a Romina Cecconi, da Daniela Pompili a Erika Capobianco, solo per citare alcuni nomi, sono tantissime le persone trans che hanno espresso sui social vivo cordoglio per la morte di Roberta Ferranti.
In particolare, Porpora Marcasciano, figura di spicco del transfemminismo europeo e presidente del Mit, che ha dichiarato a Gaynews: «Roberta è stata una grande, perché aveva strumenti e capacità non indifferenti di elaborazione. È stata soprattutto la voce critica e attenta della storia trans, testimone fondamentale di quello che è successo nei decenni addietro, pagando sulla propria pelle anni di carcere e soprusi. Si era ritirata in campagna già alla fine degli anni ’80 col suo compagno, scegliendo di fare una vita contadina ma mai lontana dalla realtà: amava infatti viaggiare e leggere. Roberta per me era un’apostola. Il mio attivismo trans è dovuto soprattutto lei, che mi ha inculcato concetti, nozione, storia, sguardi, perché nonostante non avesse titoli di studio per me era come se ne avesse avuto tanti e di peso: lei era una saggia. Ciao Roberta, grande saggia del mio movimento e mia maestra».
Di quanto continuasse anche ultimamente a essere voce critica e attenta Roberta Ferranti aveva dato prova in un’intervista concessa a Gaynews nel 2017. Sui suoi anni di attivismo, ad esempio, aveva detto: «I ricordi sono veramente tanti ma ho a cuore la figura di Gianna Parenti, che collaborò alla fondazione del Mit. Col passare degli anni, poi, il Mit si è sempre più giovato del ruolo di Porpora. È stata lei, a mio parere, quella che ha sempre creato le situazioni più interessanti dal punto di vista sia politico sia culturale». Circa la polemica tra persone trans e alcune femministe “radicali”, che si arrogavano il merito di aver contribuito fondamentalmente all’ottenimento della legge 164, secca la sua risposta: «Sarà anche vero ma, in ogni caso, ultimamente leggo di persone che si caricano di successi e traguardi per il cui raggiungimento non hanno davvero fatto nulla».
Una figura importante, quella di Roberta Ferrante – come ricorda al nostro giornale Massimina Lizzeri – «per la comunità trans, soprattutto quella laziale e romana. Una persona che ha speso tanto del suo tempo, delle sue energie, delle sue battaglie per una società più inclusiva, in cui le trans non fossero solo costrette sul marciapiede. Roberta era una donna appagata e felice, che amava la natura e che aveva trovato il suo equilibrio riuscendo ad andare al di là della dimensione della prostituzione. Tutte noi la piangiamo e le siamo grate per quello che ha fatto per noi, consapevoli del fatto che se noi siamo qui lo dobbiamo a lei».