Sabato a Macerata il 28enne Luca Traini, candidato della Lega nel 2017 alle comunali di Corridonia nonché simpatizzante di Forza Nuova e CasaPound, si è messo a sparare su ogni persona di colore che incontrava per strada. Ne ha colpite sei. Sei feriti tra i 20 e i 32 anni, di cui è necessario ricordare i nomi per non dimenticare che che si sta parlando di vite umane. Si tratta di Jennifer Odion, Mahamadou Toure, Wilson Kofi, Festus Omagbon, Gideon Azeke, Omar Fadera.
Eppure esponenti della destra italiana hanno preferito far passare in secondo piano quest’aspetto per puntare il dito sulla sinistra quale vera colpevole di quanto accaduto. Qui siamo di fronte a un evidente caso di follia politica, le cui responsabilità morali non possomo che essere ricondotte in chi ha rivalutato il fascismo e lo sta utilizzando elettoralmente. Responsabilità morali di una destra che flerta in continuazione con realtà della variegata galassia neofascista e neonazista per cercarne uno squallido tornaconto personale.
Nessuno avrebbe mai pensato che l’Italia sarebbe diventata come il Mississipi o l’Alabama del secolo scorso. Che avremmo visto all’opera gruppi paragonabili a quelli del Klu Klux Klan. Eppure è quanto sta succedendo proprio a motivo di una destra assolutamente pericolosa. Una destra che continua a ravvisare nelle stesse persone Lgbti una minaccia all’ordine sociale e concausa del sovvertimento dei “tradizionali” valori italici.
Non a caso l’ultimo lavoro del vignettista Ghisberto raffigura una rivoltella fumante e grondante sangue, impugnata da una mano (quella ovviamente di Traini) ma armata dalle mani di un prete, un “comunista”, un banchiere e una persona Lgbti. In alto, poi, la scritta inequivocabile L’Italia macerata dagli istigatori.
Un’Italia alla cui macerazione avrebbe ovviamente contribuito, secondo parte della classe politica di destra, la legge sulle unioni civili. Quella legge che, a partire da Eugenia Roccella e Giorgia Meloni, andrebbe eliminata. Quella legge che secondo Berlusconi andrebbe modificata.
Insomma, il Cavaliere un Trump all’italiana? Sembra di sì, viste le dichiarazioni rilasciate a Libero, secondo le quali, se dovesse vincere l’elezioni, cambierebbe tutto. E, quindi, smonterebbe l’intero apparato legislativo di cinque anni di governo di centrosinistra. Ora tra le cose da smontare o cambiare Berlusconi ha menzionato espressamente le unioni civili, chiarendo di non volere abrogare la relativa legge ma «definire chiaramente la funzione sociale del matrimonio fra un uomo e una donna, orientato alla procreazione e all’ educazione della prole».
In realtà questa ossessione per la definizione o, se vogliamo, la “protezione” del matrimonio tra persone di sesso opposto – che, come tutti sappiamo, è fortissimamente in crisi – è propria di certa destra in tutto il mondo. Non a caso Putin e i Paesi confinanti con la Russia hanno spesso modificato le loro costituzioni per affermare che il matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna.
Le affermazioni berlusconiane appaiono quanto mai bizzarre in un momento di crisi radicale del matrimonio. Crisi, la cui responsabilità certamente non è affatto imputabile alle unioni civili. Anzi, se mai, esse sono un antidoto a questa crisi perché, aumentando il numero dei riconoscimenti legali, aumenta quello di persone che hanno una relazione in qualche modo protetta dalla legge con un beneficio allo stesso matrimonio tra persone eterosessuali.
Sappiamo tutti benissimo da cosa dipenda la crisi matrimoniale dal momento che ogni epoca ha un modello di famiglia legato a un determinato modello economico. Berlusconi dovrebbe allora interrogarsi su quanto la politica disastrosa dei suoi governi in materia economica abbia precarizzato la vita quotidiana, rendendo più difficile la possibilità di lavori a tempo indeterminato. Quelli, cioè, grazie ai quali è possibile ottenere mutui bancari con cui mettere su casa. Dovrebbe interrogarsi su quanto sia più difficile mantenere un impiego e, quindi, su quanto un tale modello economico liberista e brutale abbia violentemente reso precaria la vita familiare. Questo è il punto.
Berlusconi dovrebbe perciò scusarsi di siffatte politiche antifamiliari. Dovrebbe scusarsi del fatto che la sua disastrosa esperienza di governo abbia impedito a moltissimi giovani eterosessuali di mettere su famiglia. Altro che unioni civili.
Appare dunque piuttosto chiaro come lo scopo di certe affermazioni sia un altro. Quello, cioè, di lanciare un sasso nello stagno. Lanciare un messaggio prettamente ideologico per rispondere a quattro pagliacci integralisti, che hanno ripreso le campagne contro la legge sulle unioni civili, e per blandire l’area ultracattolica del suo elettorato da strappare a Salvini.
Mi pare assolutamente evidente lo scopo tutto ideologico, tutto declamatorio, tutto proclamatorio della boutade berlusconiana sulle unioni civili. Se così non fosse, ci provi il Cavaliere – e lo sfidiamo al riguardo – ad avviare, qualora eletto, modifiche alla Costituzione relativamente alla definizione di matrimonio sul modello di Putin e dei sistemi autoritari ex sovietici. Ci provi a cambiare la Costituzione, dimentico che la mentalità di questo Paese e le unioni civili hanno creato una rivoluzione impossibile da mettere in discussione. Una rivoluzione culturale irreversibile.
È bene ricordare un dato messo in rilievo dall’amico Marzio Barbagli nel suo bellissimo articolo Se 2.800 unioni civili vi sembran poche e, cioè, che in Italia abbiamo il più alto numero di celebrazioni di unioni civili in relazione ai matrimoni tra persone di sesso opposto in Europa. E ci sono persino alcune realtà, come Milano, dove le unioni civili stanno per superare a livello numerico i matrimoni celebrati in Comune.
Bisogna quindi essere molto attenti. È necessario che la collettività Lgbti ricordi tutto ciò a un centrodestra dato per vincente alle prossime elezioni. Che la richiami a essere guardinga al riguardo e a non bruciarsi su un tale terreno, perché la reazione sarà durissima.
Torno perciò a ribadire – come detto e proposto in un mio recente editoriale su Gaynews – l’invito alle persone Lgbti e, in generale, a tutte e a tutti a fare argine a una destra tra le peggiori d’Europa. Quella più becera, quella più ideologica, quella meno attenta ai diritti civili e alle libertà personali. Quella destra che dice di difendere le libertà delle cittadine e dei cittadini ma che difende solo quelle proprie. Quelle di avere leggi ad personam e a tutela delle proprie aziende.
Dobbiamo essere quindi più baldanzosi, più forti, più aggressivi contro una tale destra. Perché abbiamo tutti gli argomenti necessari. Perché abbiamo ragione. Perché le unioni civili hanno cambiato in meglio questo Paese e coperto un ritardo che, oramai, era inaccettabile rispetto a quasi tutti i Paesi Ue. Ritardo che d’altra parte continua a esserci avendo quasi tutti i Paesi Ue adottato il matrimonio egualitario.
Bisogna dunque rilanciare a Berlusconi e dire che il matrimonio dev’essere uguale tutti. Perché solo col matrimonio egualitario si potrà ripensare all’istituto stesso del matrimonio in maniera diversa e più avanzata. L’istituto matrimoniale va anzi riformato e vanno eliminati gli ultimi residui di misoginia presenti. E ciò va fatto in modo tale da garantire serenità e tranquillità alle persone che si sposano, che vogliono sposarsi o che desiderano farlo come le persone omosessuali.
La vera riforma, lo ricordi il caro Berlusconi, è dunque il matrimonio per tutti. Non quello per una parte – le persone eterosessuali -, essendo oramai sempre più assottigliata propria quella parte che vi fa ricorso.