Di Byun Hee-soo, prima soldata transgender sudcoreana, si erano perse le tracce domenica 28 febbraio. Ieri i vigili del fuoco l’hanno ritrovata esanime nella sua abitazione di Cheongju (a sud di Seoul), dove era seguita da un team locale di psicologi. Al momento sono sconosciute le cause della morte.
La militare, che serviva nell’esercito col grado di sergente, era stata congedata nel gennaio 2020 a un anno di distanza dall’intervento di riassegnazione chirurgica del sesso, cui la 23enne s’era sottoposta in Thailandia. Il ministero della Difesa aveva infatti classificato «l’asportazione dei genitali maschili» tra le disabilità psichiche, dichiarando Byun Hee-soo inidonea a prestare servizio nelle forze armate.
I tentativi di reinserimento nell’esercito intrapresi dalla giovane erano caduti nel vuoto. Ma nel dicembre scorso la Commissione nazionale per i Diritti umani aveva definito «senza fondamento legale» la rimozione di Byun Hee-soo dalle forze armate.
Il suo caso aveva suscitato un vivace dibattito in un Paese socialmente conservatore, dove vige una leva obbligatoria di due anni per i cittadini di sesso maschile e dove i rapporti omosessuali tra militari sono puniti fino a due anni di carcere.