A pochi giorni dal 4 marzo abbiamo nuovamente raggiunto Alessandro Zan che è in corsa per il secondo mandato parlamentare nelle liste del Pd.
Candidato alla Camera dei deputati come capolista nel collegio plurinominale di Padova per la Camera dei deputati, l’ex presidente del locale comitato d’Arcigay si sta impegnando da settimane nel capoluogo veneto per far conoscere il programma del suo partito.
Onorevole Zan, ultimi giorni di campagna elettorale. Come li sta vivendo?
Esattamente come li ho iniziati, tra le padovane e i padovani, in città e in provincia per parlare del nostro programma per i prossimi cinque anni, partendo dal grande lavoro fatto dal Partito Democratico nella passata legislatura. Ovviamente più si avvicina il 4 marzo, più sale anche la tensione: da capolista del Pd nel mio territorio avverto una grande responsabilità, cioè quella di portare avanti un orgoglio democratico che quotidianamente lavora per il Paese, una forza tranquilla fatta di donne e uomini che si riconoscono nei nostri principi democratici ed europeisti.
Lei ha lanciato un appello dicendo: Solo il Pd può arginare neofascisti e populisti. In che senso?
Penso che solo la nostra comunità politica possa rispondere con fermezza ai rigurgiti neofascisti che si ripropongono, anche violentemente, in queste settimane. È un dato di fatto: la coalizione di centro-destra è guidata da un pregiudicato di 82 anni, da una sedicente fascista, e da un razzista che tende la mano agli ambienti estremisti della destra; il M5S non ha aderito a nessuna manifestazione anti-razzista e anti-fascista degli ultimi giorni, ma anzi ha sempre banalizzato questi pericolosi ritorni nostalgici del ventennio, classificandoli come questioni di serie B (un loro must declassificare, basti ricordare il loro comportamento sulle unioni civili). A chi è indeciso tra il Pd e LeU voglio dire chiaramente: scegliete il Pd. Solo noi possiamo garantire un argine alle violenze, il nostro programma non è contro qualcuno o qualcosa, ma esclusivamente per il Paese, per l’Europa e per i diritti.
Molti contestano proprio al Pd l’avanzata delle destre. Non crede che si siano fatti degli sbagli in casa dem nella scorsa legislatura?
Stiamo ancora pagando il prezzo della scissione dello scorso anno, un errore enorme uscire dal più grande partito progressista. Oggi la sinistra appare disgregata e questa situazione dà unicamente forza ai movimenti di estrema destra. Il Pd ha il merito di aver approvato una legge contro la propaganda del fascismo, proposta coraggiosa che ha i ribadito i nostri principi costituzionali e antifascisti. Chi tenta di gettare al Pd la responsabilità di questa avanzata mente sapendo di mentire. E comunque questo lo vedremo dal risultato delle urne di domenica.
La manifestazione Mai più fascismi, mai più razzismi ha ricompattato la sinistra sabato 24 febbraio. Non crede che bisognava porre ogni impegno per ricompattarla anche in questa campagna?
Ne sono convinto. Presentarsi alle urne divisi è per me un dolore enorme: con molti esponenti di LeU siamo legati dagli stessi valori e dalle stesse idee. Per questo è un peccato che quella componente della sinistra si sia arresa a personalismi e rancori che in primis danneggiano il popolo del centrosinistra e tutto il Paese.
Andiamo al Veneto. Il governatore Zaia avrebbe voluto una clinica d’eccellenza per le persone transgender desiderose di sottoporsi a intervento chirurgico di riattribuzione del sesso. Eppure la proposta è stata bocciata proprio dalla maggioranza leghista. Perché?
Devo ammettere che la proposta della Giunta Zaia era davvero positiva e mi ha stupito positivamente. Di quella clinica ce ne era davvero bisogno, e avere vicino a Padova un punto di riferimento così importante per questo tipo di medicina avrebbe potuto significare un passo in avanti, anche culturale, per il Veneto. La proposta è stata bocciata dalla sua maggioranza leghista, perché stiamo assistendo a una mutazione genetica della Lega: da una parte quella rappresentata da Zaia, più istituzionale e di governo, dall’altra quella che segue Salvini, con orrende derive omotransfobiche, razziste e lepeniste. Ha vinto la seconda e anche Zaia, in questo caso, si è dovuto piegare a questi diktat medievali.
È terminata lunedì la seconda edizione del Bus No Gender. Lo scorso anno lei presentò un’interrogazione parlamentare a Minniti e Fedeli. I due ministri sono rimasti sordi al riguardo?
A quell’interrogazione non ho ancora avuto risposta, ma posso assicurare che l’attenzione sulla questione dei due ministri è altissima. Minniti e Fedeli si sono sempre battuti senza indugi contro l’omotransfobia. Per questo voglio lanciare un appello per il 4 marzo: scegliete il Pd, che ha già dimostrato di battersi fino in fondo, rischiando la stessa vita del governo, per le unioni civili. All’esterno del Partito Democratico c’è la più totale sordità verso questi temi, dall’omofobia dichiarata della destra al totale mutismo da parte del M5S, che non hanno votato le unioni civili. Per approvare i diritti, come per qualsiasi altra riforma, è necessaria la cultura di governo, e il Partito Democratico è l’unica realtà politica in grado di garantirli.