Attivista e blogger, il giovane frusinate Gianmarco Capogna è referente nazionale del Gruppo Diritti Lgbti di Possibile. In tale veste ha contribuito alla stesura dello specifico capitolo del Manifesto della formazione politica civatiana. Candidato alla Camera dei deputati per Liberi e Uguali nel collegio plurinominale Lazio 2 – 02, ha illustrato a Gaynews i punti cardine della sua battaglia elettorale all’antivigilia del voto.
Gianmarco, perché ha deciso di candidarsi con LeU?
Nel corso dell’ultimo anno circa, per Possibile (il partito fondato da Giuseppe Civati) mi sono occupato a livello nazionale di diritti civili e mi sono trovato a viaggiare in varie zone d’Italia con un vero e proprio tour per conoscere realtà, associazioni e attivisti. Ho ascoltato le loro storie e ho chiesto di contribuire all’elaborazione collettiva di una proposta politica su questi temi. Con loro ho preso un impegno preciso: portare le battaglie della comunità Lgbti in ogni possibile spazio della discussione politica.
Con questo spirito, per dare seguito a un impegno preso, ho deciso di dare la disponibilità a essere candidato nelle liste per la Camera dei Deputati per Liberi e Uguali. L’ho fatto in un territorio, come quello di Frosinone, che non è facile specialmente per questi temi. In questo mese di campagna elettorale ho provato a portare le storie, i volti e le rivendicazioni della comunità per dire alle persone Lgbti del mio territorio che insieme possiamo costruire una società più giusta e rispettosa delle diversità.
Come sta vivendo queste ultime ore di campagna elettorale?
Ho vissuto tutta la mia campagna elettorale con l’obiettivo di dare voce a chi in questi anni non si è sentito rappresentato. Ho accettato la sfida di costruire una nuova classe dirigente in un territorio dove per anni la politica è stata chiusa in se stessa. Ho incontrato i territori, le persone e ho provato a spiegare che una politica diversa, fatta di contenuti e di proposte, è possibile e realizzabile.
Ho 28 anni e sono il più giovane candidato di Liberi e Uguali nel mio collegio. Ho spiegato che si può fare politica anche alla mia età, provando a portare la visione di una generazione che per troppo tempo è stata ignorata. Le ultime ore le vivrò provando a spiegare il nostro programma e a chiedere l’impegno per continuare questo percorso anche, e soprattutto, dopo il voto.
Qual è stato il suo apporto di attivista alla stesura del programma di LeU in materia di diritti civili?
Ho contribuito, con altre attiviste ed attivisti, a scrivere il programma nazionale di Liberi e Uguali nella parte dell’Uguaglianza nei Diritti. In particolare ho elaborato, insieme al gruppo che si è riunito nell’assemblea nazionale di Brescia, il documento programmatico che costituisce la base di LeU su questi temi.
Una questione che ho fortemente sostenuto è stato quella delle persone in transizione, dei loro diritti e del contrasto alle discriminazioni che vivono ogni giorno. Già in vista dell’elaborazione del Manifesto di Possibile (che ho scritto insieme ad altri), ho voluto fortemente che si tornasse a parlare di transessualità Per troppi anni la politica ha, volutamente, ignorato queste persone relegandole ai margini della società, abbandonandole a pregiudizi, discriminazioni e violenze. Sia a Milano, in occasione del lancio del Manifesto, sia a Roma per l’Assemblea Nazionale di LeU, sono intervenuto per chiedere loro scusa. Dobbiamo invertire la rotta e recuperare il tempo perso mettendo al centro della nostra visione il principio di autodeterminazione che si declina in libertà e diritti. In una sola parola, Uguaglianza. L’ho detto spesso in questa campagna elettorale: la mia non è una corsa solitaria, ma un racconto collettivo per costruire una nuova speranza (che è anche lo slogan della mia campagna).
Un altro tema sul quale mi sono impegnato personalmente in diverse occasione è quello della necessità, non più rinviabile, di una legge nazionale che istituisca l’educazione alle differenze, all’affettività e alla sessualità consapevole e responsabile in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Solo con un’inversione di tendenza che parte dalla scuola si può porre un argine al vortice di violenza che sta attraversando il nostro Paese. Abbiamo la responsabilità di formare le nuove generazioni al rispetto.
Non ritiene che siano stati lasciati fuori molti aspetti prioritari?
Si può sempre fare di più e meglio. Lo credo nella vita personale come nella politica. Allo stesso modo mi sento di dire che il programma di LeU, sui diritti ma anche sugli altri temi, ha fatto un’operazione rivoluzionaria rispetto a come ci ha abituato la politica negli ultimi anni.
Non abbiamo fatto slogan o promesse irrealizzabili ma abbiamo preso degli impegni sui quali c’è unità di intenti. Sicuramente sono stati tralasciati alcuni temi, ma non ci tiriamo indietro da un confronto aperto e laico sulle varie questioni.