Il rinvio a giudizio di Silvana De Mari, disposto il 21 marzo dal gup del Tribunale di Torino Alfredo Toppino, ha suscitato prevedibili polemiche.
A partire dalla diretta interessata che, imputata del reato di diffamazione continuata e aggravata contro il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, ha continuato a difendere sulle colonne de La Verità la giustezza delle dichiarazioni rilasciate il 13 gennaio 2017: «I pedofili si chiamano ‘map’, persone attratte da minori. Il circolo Lgbt di Roma è intitolato a Mario Mieli, cantore di pedofilia, necrofilia e coprofagia. Posso assumere che tutti gli iscritti provino simpatia per queste pratiche? O che almeno non ne provino nausea? Posso? E così tutto diventa lecito in quanto non è patologico, non è una malattia. Capite che cosa sta accadendo oggi nell’indifferenza quasi generale?».
Il 23 marzo a scendere in difesa dell’endoscopista e scrittrice di romanzi fantasy è stato l’ex senatore Carlo Giovanardi che ha affermato: «Il rinvio a giudizio a Torino della dott.ssa Silvana De Mari costituisce un gravissimo attacco alla libertà di pensiero garantita dalla nostra Costituzione.
La De Mari, querelata per diffamazione dal circolo omosessuale Mario Mieli dovrà rispondere di una opinione esattamente coincidente con quella espressa dai senatori Giovanardi, Gasparri, Malan e Formigoni che, nell’atto di sindacato ispettivo n. 2-00295, pubblicato negli atti della seduta 549 del 5 agosto 2015 del Senato della Repubblica, scrivevano: A giudizio degli interpellanti, la pedofilia e la pederastia sono dunque parte essenziale del pensiero di Mario Mieli, all’interno di un quadro dove, così come l’omosessualità e gli altri comportamenti, non costituiscono condotte da tollerare o da comprendere, ma un aspetto indispensabile all’emancipazione dell’individuo e della società; se si tolgono questi assunti dall’opera del ‘filosofo’ scomparso non resta quasi nulla.
Ricordo che nel Capitolo 1,8 del libro di Mario Mieli Elementi di critica omosessuale l’autore scriveva: Noi, sì, possiamo amare i bambini, Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo accogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega calando sul suo erotismo la griglia edipica… la pederastia invece è una freccia di libidine scagliata verso il feto». L’esponente di IDeA – Popolo e Libertà ha quindi aggiunto: «È evidente che ormai suona forte l’allarme democratico se chi ha criticato un circolo che ha scelto di intitolarsi questo personaggio si trova addirittura messo sotto processo».
Circa i rilievi giovanardiani l’avvocato Michele Potè di Rete Lenford ha osservato: «La libertà di manifestazione del pensiero è un diritto costituzionale che dev’essere contemperato con altri beni giuridici quali l’onore e la reputazione. 30 anni di giurisprudenza di legittimità hanno stabilito dei limiti che non possono essere travalicati. Tra questi il rispetto della verità e la continenza espositiva.
Ora accostare il pensiero di Mario Mieli – che va fra l’altro contestualizzato nel periodo storico in cui visse – a quello degli attuali soci e socie della storica associazione romana, per dedurne un sostegno alla pedofilia o alla coprofagia, costituisce un travalicamento dei limiti della verità e della continenza. Se in Italia vigessero, come in altri Paesi, norme contro l’hate speech l’imputazione a carico della dottoressa De Mari sarebbe più ben grave».
Raggiunto telefonicamente, il presidente del Circolo di Cultura omosessuale Mario Mieli Sebastiano Secci ha così commentato le dichiarazioni di Giovanardi: «Sono ormai 35 anni che le socie e i soci del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli lottano per la tutela dei diritti riconosciuti dalla Costituzione, fra i quali anche la libertà di pensiero, spesso scendendo in piazza per combatterne le violazioni ma, tranquillizziamo l’ex senatore Giovanardi, non è questo il caso.
Il discorso sul pensiero di Mario Mieli è affascinante quanto complesso e, pertanto, forse non sempre immediatamente compreso da tutti. Ciò che è immediato comprendere, tuttavia, è che stralciare pezzi di un testo, qualsiasi esso sia, ignorandone spazio, tempo e, più in generale, contesto di stesura, equivale a travisarne coscientemente il senso.
Ad ogni modo, fra “criticare” i fondatori del Circolo per la scelta di intitolare l’associazione a Mario Mieli – scelta che, a scanso di equivoci, tutte e tutti noi soci rivendichiamo con orgoglio – e accusarci di simpatizzare con pedofilia e necrofilia c’è differenza e, secondo la Procura di Torino, questa differenza è penalmente rilevante. Noi non intendiamo più soprassedere, agiremo contro chiunque continui ad infangare la nostra storia».