Una presa di posizione importante da parte dell’europarlamentare Carlo Calenda, che corre per la poltrona di sindaco della capitale. L’ex ministro dello Sviluppo economico nel Governo Renzi ha infatti ieri dichiarato di essere «favorevole a qualsiasi tipo di famiglia. La società si evolve e con questa anche le abitudini e le vite delle persone: per questo credo sia arrivato il momento di chiarire una questione a me cara e che riguarda da vicino anche Annalisa Scarnera, imprenditrice, fondatrice della Gay Street romana e candidata come consigliera all’assemblea capitolina nella lista Calenda sindaco».
Secondo l’europarlamentare «la realtà ci insegna che, dove c’è amore, c’è famiglia: per questo ritengo sia arrivato il momento che l’anagrafe di Roma apra definitivamente alla possibilità di ottenere la trascrizione dei certificati dei bambini nati all’estero dalle famiglie arcobaleno. Io, da sindaco, mi impegnerò per far sì che a ogni bambino venga dato il diritto di avere una famiglia e che questa venga legalmente riconosciuta. Esistono tanti tipi di famiglie, è ora di prenderne atto».
Dichiarazioni che hanno suscitato il plauso di Annalisa Scarnera. L’attivista lesbica, madre di due bambini e proprietaria dello storico locale romano Coming Out, ha scritto infatti su Facebook: «Finalmente possiamo fare chiarezza, definitivamente, su temi per tutti noi importanti. Grazie Carlo Calenda per aver tolto ogni dubbio sulle tue posizioni».
Com’è noto, l’europarlamentare si è detto più volte contrario in passato alla pratica della gestazione per altri. Cosa che ha portato molti a credere che fosse avverso tout court al riconoscimento giuridico dei figli di coppie omogenitoriali. Ieri Calenda ha fugato ogni dubbio al riguardo. D’altra parte, come ha recentemente ricordato la Corte Costituzionale, va sempre riconosciuta la genitorialità anche delle coppie che hanno voluto un figlio con gpa, perché ciò rientra nei migliori interessi del minore. Questo ovviamente, secondo la Consulta, pur rimanendo in essere nel nostro ordinamento il divieto, penalmente sanzionato, della maternità surrogata.