«Se no ci prendono per gay a tutti e due. Ci manchiria puru chistu». Queste le parole che, pronunciate ieri mattina da Dino Bramanti, candidato del centrodestra a sindaco di Messina, hanno scatenato un putiferio nella città dello Stretto.
Il direttore scientifico del locale Centro neurolesi Bonino Pulejo aveva appena stipulato con l’indipendente Cateno De Luca (altro concorrente alla prima poltrona di Palazzo Zanca e noto deputato regionale) il Patto per Messina: un accordo di non belligeranza finalizzato a portare avanti una campagna elettorale basata sul rispetto reciproco e sul fair play.
Un atto che ha meravigliato in molti visto che sono otto gli attuali candidati a sindaco. Ma per Dino Bramanti un atto necessario, invece, perché «qui c’è il prossimo sindaco di Messina. Penso che io e Bramanti saremo i due candidati che si scontreranno al ballottaggio».
E come suggellare la stipula col chiacchierato De Luca (tra i cui punti programmatici c’è anche il trasferimento della sede del municipio la realizzazione di un casinò a Palazzo Zanca) se non attraverso lo scambio reciproco di libri? È stato proprio nell’atto di consegnare a De Luca il volume Piemonte, Messina che Bramanti ha pronunciato la frase sull’essere considerati gay.
Sulle parole si è sollevato immancabilmente il polverone a partire dai j’accuse del candidato di centrosinistra Antonio Saitta e del parlamentare dem Pietro Navarra.
Ma la reazione più dura è stata quella di Rosario Duca, presidente di Arcigay Messina Makwan, che ha annullato in tutta fretta il prefissato incontro di lunedì con Bramanti. «Non siamo arrabbiati ma molto di più – così l’attivista nel motivare la decisione –. Non capiamo perché un’occasione come questa debba diventare momento per fare simili battute».
Decisione poi ribaltata a seguito di una telefonata fatta da Bramanti a Duca. Telefonata, da cui è seguita non solo la riconferma dell’appuntamento del 23 aprile ma anche un comunicato di chiarimenti e di scuse.
«Mi è stato fatto notare – ha affermato in esso Bramanti – che durante la conferenza stampa congiunta con Cateno De Luca, ho dichiarato che io e l’altro candidato sindaco “non siamo gay”. Tengo a precisare che il riferimento era esclusivamente al clima di questi giorni e alle dicerie infondate su “innamoramenti” e “matrimoni” politici”.
Nessun senso denigratorio verso gli omosessuali, quindi, anzi. Sono desolato per il fraintendimento e mi sono già confrontato sull’accaduto con Rosario Duca, presidente di Arcigay Messina Makwan, con il quale tra l’altro avevo già concordato un incontro per lunedì 23 per manifestare la mia più totale disponibilità a intraprendere ogni tipo di iniziativa per arginare atti discriminatori contro l’omotransfobia, la piena tutela dei diritti degli omosessuali e verso tutta la comunità Lgbt di Messina».
Al compiacimento per le parole di Bramanti è seguito però il disappunto di Rosario Duca per il silenzio di De Luca sull’accaduto.
«Ringrazio il prof. Bramanti – ha affermato il presidente d’Arcigay – per essere intervenuto immediatamente cercando di rimediare alla frase detta, cosa che ancora non ha fatto De Luca sul suo coronamento alla frase “ci manchiria“. A De Luca dico, che essere gay, lesbica, o altro, non è un reato ne offende nessuno».
Immediate le dichiarazioni ufficiali dell’altro firmatario del Patto per Messina: «In merito alla battuta sui gay di oggi in conferenza stampa del professore Bramanti – così De Luca – ci tengo a prendere le distanze solo per ribadire che io sono sempre stato contro ogni discriminazione di sesso».
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