12.000 persone al Glasgow Pride che, partito a mezzogiorno, si è snodato nel pomeriggio lungo le vie della più grande città della Scozia.
Una marcia dell’orgoglio Lgbti che è stata guidata dalla premier Nicola Sturgeon. «Sono orgogliosa – ha affermato – del fatto che la Scozia sia considerata uno dei Paesi più progressisti in Europa in materia di parità Lgbti».
Un Pride, quello di Glasgow, che ha assunto quest’anno un rilievo mediatico transnazionale non tanto perché, come detto dalla stessa prima ministra, sono stati riaffermati i valori della tolleranza, della diversità, dell’uguaglianza, dell’amore e del rispetto.
Ma perché Nicola Sturgeon ha preferito marciare accanto alle persone Lgbti anziché incontrare Donald Trump, che sta trascorrendo gli ultimi due giorni di visita nel Regno Unito nel suo golf resort di Aryshire, uno dei tanti che possiede in Scozia.
Fieramente anti-Brexit, Sturgeon ha più volte criticato Trump e le sue politiche in materia economica e migratoria. Al termine del Pride la prima ministra si è detta “divertita” dalle indiscrezioni comparse sull’Huffington Post che, citando un ex collaboratore del governo britannico, ha riferito di lamentele mosse sul suo conto da Trump a Theresa May.
«Trovo difficile credere che il presidente degli Stati Uniti, con tutte le questioni importanti che ha da gestire quotidianamente, trovi il tempo di lamentarsi di me al telefono con Theresa May – ha dichiarato –. Se questo è vero, suppongo che dovrei prenderlo come un complimento. Io di certo non impiego tanto tempo a parlare di lui».
Mentre a Glasgow e a Edimburgo (dove sono scese in piazza 60.000 persone) sono andate avanti per l’intera giornata manifestazioni di protesta contro Trump, l’amministrazione semi-autonoma scozzese ha chiesto al governo di essere rimborsata delle spese di sicurezza per la ‘due giorni’ del presidente degli Usa.
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