Il 3 luglio a Venezia, durante la 178° seduta pubblica del Consiglio regionale veneto, è stata posta ai vosti e approvata la mozione n. 340 che, avente come prima firmataria Giovanna Negro (Veneto del Fare – Flavio Tosi – Allenza per il Veneto), prevede l’appoggio della Regione a «quanti si battono in difesa della famiglia naturale» ed «efficaci politiche di sostegno alla natalità».
Nel testo, dopo il riferimento all’art. 29 della Costituzione che definirebbe chiaramente – secondo i firmatari – «i contenuti e la valenza» dell’istituto familiare, viene affermato: «Purtroppo assistiamo quotidianamente alla messa in discussione di questo principio. L’azione distruttoria di questo articolo portata avanti da certi ambienti politici e sociali ha, ormai da tempo, subito una forte accelerazione, anche per effetto della cosiddetta Legge Cirinnà.
Sul tema si vivono ormai, di continuo, paradossi come per esempio attaccare brutalmente una madre perché allatta con discrezione il suo bambino o il tentativo di abolire le feste della Mamma o del Papà».
Ma, nel corso della discussione previa alla votazione, gli invocati paradossi a riprova sono stati estesi da non pochi consiglieri ai Pride (con particolare riferimento a quello di Padova del 30 giugno) e all’ipotetica legittimazione di unioni tra animali con un costante richiamo elogiativo e difensivo delle posizioni di un “ministro veneto” come Lorenzo Fontana.
Argomenti, questi, che hanno dato luogo, nell’aula di Palazzo Ferro-Fini, a una vivace polemica anche per gli interventi contrari dei consiglieri di LeU, Pd, M5s.
Ad accendere la discussione è stato Nicola Ignazio Finco (Liga Veneta – Lega Nord) che ha affermato: «Dobbiamo anche essere onesti e dire che nessuno può imporre il suo modello di vita all’interno di questa società, perché penso che oggi nessuno ormai è discriminato. Penso che ognuno è libero di vivere la propria sessualità all’interno della comunità veneta ed italiana.
La cosa che più invece fa rabbrividire e sinceramente mi fa anche un po’ schifo è vedere le carnevalate che abbiamo visto nell’ultimo fine settimana in quel di Padova. Quello non significa tutelare dei diritti, quello non significa difendere dei principi e dei valori, ma quello significa solamente ostentare un modello di vita, un modello di sessualità, che a mio parere rappresenta tutto fuorché la normalità.
Il mondo va avanti perché c’è un uomo ed una donna che decidono di instaurare un rapporto e mettere al mondo dei figli e creare un futuro ad una società».
Nazzareno Gerolimetto (Zaia Presidente) si è invece augurato che «questo Parlamento metta le mani alla legge Cirinnà, per invertire quella tendenza che si è voluta portare avanti contro tutti e contro tutto, e l’elettorato ha dato il suo responso il 4 marzo». Per poi sostenere: «La famiglia è solo quella tra un maschio e una femmina e figli: quella è la famiglia.
Le altre sono unioni che a me non fanno né caldo né freddo. I diritti li hanno come qualsiasi individuo: non c’è bisogno di dare ulteriori diritti, e fondiamo tutto sull’amore. Poi va a finire le distorsioni che sono emerse anche in quest’Aula: l’amore tra una persona ed un animale e il gatto. Daremo la pensione di reversibilità anche al gatto allora, se è normale questo. Dobbiamo dare la pensione di reversibilità anche al gatto?
Oppure dobbiamo aprire la strada alle adozioni o all’utero in affitto? Questa è poi è la strada per dire “utero in affitto, ma perché devo prendere l’utero in affitto? Aspetto un attimo che nasca, poi vediamo com’è: così poi si apre la strada di far nascere i figli e metterli all’asta, al mercato? Vogliamo questo? Vogliamo portare la nostra società verso questa direzione?».
Andrea Bassi (Centro Destra Veneto – Autonomia e Libertà) si è invece definito come «una persona che – lo dico tranquillamente qui in Aula –, nella legge Cirinnà ha visto moltissimi aspetti positivi, perché ha dato anche riconoscimento (distinguendo la famiglia: la famiglia è una sola ed è quella prevista dalla Costituzione), ma dando anche dei diritti a delle situazioni che prima non erano normate e che, a mio modo di vedere, dovevano essere riconosciute e appunto normate.
A me non frega niente della scelta sessuale dell’individuo, non me ne frega niente.
Ho tanti amici omosessuali, ho tante amiche omosessuali e non mi hanno mai turbato. Anzi però che abbiano la possibilità di essere riconosciuti, penso in un Paese civile, in una visione laica di un Paese civile come dovrebbe essere l’Italia, possa anche essere assolutamente degno di considerazione e degno anche di approvazione. Per fortuna ci si è fermati quando si cominciava a parlare di argomenti molto più scivolosi, come la stepchild adoption, ma qui mi fermo».
L’omologo Fabiano Barbisan si è chiesto: «Perché andiamo a perderci sulle disquisizioni di una famiglia tra due persone dello stesso sesso? Non è una famiglia e sono le carnevalate alle quali assistiamo, dove questa gente e si divertirà a fare la carnevalata: cosa volete che vi dica?
Si divertono? Bene: battiamogli le mani, perché in mezzo a tante difficoltà economiche, in mezzo a tante problematiche c’è ancora chi si diverte e sono questi che non sono la famiglia».
Alessandro Montagnoli (Liga Nord – Lega Veneta) ha affermato: «Siamo evidentemente di fronte a un passaggio storico culturale. Da chi vede le cose normali come la famiglia fatta di un uomo e una donna – e da qui la mia personale -, ma penso di tanti. L‘invito al Ministro Fontana di andare avanti, perché lì ci sia un cambio di passo. C’è chi pensa a una mamma, un papà e un bambino, e chi pensa il numero, genitore 1, genitore 2, sono due mondi diversi e noi siamo ancora quelli normali.
Tra l’altro l’anno prossimo a Verona ci sarà la Giornata mondiale della famiglia e mi auguro che questo Consiglio dia il massimo supporto. Per cui, finalmente, abbiamo un Governo chiaro, serio e ribadiamo una cosa che ormai è diventata difficilissima: la normalità».
Concetto, questo, su cui si è soffermata la consigliera pentastellata Patrizia Bartelle ma per dire: «Io vi invito veramente a ragionare in maniera complessiva su quello che stiamo dicendo e soprattutto non vorrei più sentire esprimere da nessuno e in nessuna sede istituzionale il concetto di normalità.
Che cos’è la normalità? Io vi guardo in faccia e vi chiedo: è normale il collega che porta gli occhiali trasparenti o è normale il collega che ha la montatura di colore nero? Qual è la normalità? Per cortesia, noi di normalità abbiamo soltanto il rispetto delle leggi».
Il consigliere di Leu Pietro Ruzzante, dopo un primo forte intervento contrario, in quello per la dichiarazione di voto ha invece affermato: «Le manifestazioni in questi giorni si sono espresse con così forza contro il ministro Fontana, perché il ministro Fontana, la prima dichiarazione che ha fatto, è stata quella di voler cancellare una legge che nulla c’entra con le famiglie naturali. Ma che va ad impedire il diritto di tantissime coppie omosessuali, che in questi mesi, in questo anno, da quando c’è la legge Cirinnà, hanno deciso di unirsi, volete cancellare quel diritto, quindi mettete le mani in tasca agli amori altrui.
La stessa cosa avete tentato di fare con i sindaci. Per fortuna la società è più avanti della politica, vedete, non è più tempo delle disgregazioni.
Una famiglia – il concetto è semplice, semplicissimo – è dove c’è amore. Una famiglia non può esserci dove c’è violenza, per esempio, anche se è eterosessuale, anche se risponde all’articolo 29 della Costituzione, quella per me non è una famiglia».
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