Una vicenda grave e giustamente rimbalzata sui media nazionali quella della coppia di giovani che, giovedì 19 luglio, è stata pubblicamente offesa da un cameriere del ristorante romano Locanda Rigatoni.
L’aver consegnato uno scontrino con la dicitura No pecorino, Si frocio è un atto insultante e discriminatorio – oltre che grossier –, che ha giustamente sollevato una corale indignazione soprattutto sui social.
La direttrice del ristorante ha avuto indubbiamente un atteggiamento maldestro quella sera. Forse perché presa alla sprovvista. Forse perché imbarazzata da una vicenda mai capitata a Locanda Rigatoni. Forse perché spinta dalla volontà irriflessa di salvaguardare il “buon nome” dell’azienda.
Da qui le scuse, le più disparate, che, prolungatesi per mezz’ora, si sono pur sempre concluse con un’ammissione di colpa e richiesta di scuse nonché con la successiva perdita del posto di lavoro per il cameriere.
Troppo poco indubbiamente. Ma da qui a invocare sui media il licenziamento della direttrice, la revoca della licenza, la chiusura del ristorante, il boicottaggio a oltranza del medesimo ce ne corre. Per non parlare dell’autentica campagna di odio e linciaggio verbale sui social, tradottasi anche in una valanga di telefonate insultanti e minatorie.
Poi tra domenica e lunedì un atto significativo da parte della dirigenza del ristorante. La reiterata richiesta ufficiale, cioè, «alla comunità Lgbti di costruire insieme un percorso per riaffermare i valori di tolleranza, rispetto e apertura». Richiesta subito valutata positivamente da Imma Battaglia in una lunga intervista a Il Tempo.
Tale appello, anche su incoraggiamento di Franco Grillini, leader storico del movimento Lgbti italiano, è stato accolto da Gaynews con l’organizzazione di un primo incontro in via Domenico Fontana. Incontro che, avvenuto nella serata d’ieri, ha visto la partecipazione di Valerio Colomasi Battaglia (Circolo di Cultura omosessuale Mario Mieli), Daniele Sorrentino e Christian Mottola (In piazza per il Family Gay), Rosario Coco (Gaynet), Francesco Lepore (Gaynews).
Dell’incontro – cui dovrebbe seguire domani un primo risultato sul piano formativo – così ne ha parlato ieri sera Valerio Colomasi su Fb: «Stasera sono stato al ristorante al centro delle polemiche negli ultimi giorni. Ci sono andato perchè penso che il nostro dovere come attivisti sia ascoltare e lavorare per un mondo migliore, non sparare sul mucchio via Fb.
Ho trovato delle persone sconvolte per gli avvenimenti degli ultimi giorni, piene di lacrime e voglia di raccontare la loro storia. Ho trovato la volontà di impegnarsi per fare in modo che questi episodi orribili non avvengano mai più. Ho trovato la rabbia di chi vede le proprie vite date in pasto alla pubblica opinione senza rispetto per le loro storie.
Dopo una campagna che ha colpito non il “colpevole” del gesto ma una collettività intera per ottenere un trafiletto di giornale, questo posto rischia di chiudere. Questo non è attivismo. Questa è la versione “Lgbt” del salvinismo e io non ci sto».