La Corte di Appello di Perugia ha messo fine la parola fine sul caso del piccolo Joan, che il Comune di Perugia si era rifiutato di riconoscere perché figlio di due donne, e ha ordinato al sindaco Andrea Romizi di trascrivere immediatamente l‘atto di nascita con entrambe le madri. A riferirlo in un comunicato Omphalos Lgbti in merito alla vicenda della mancata trascrizione dell’atto spagnolo di nascita di Joan.
«La magistratura – così Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos Lgbti – è dovuta intervenire ancora una volta in pochi mesi per tutelare i diritti fondamentali del piccolo Joan; diritti che il sindaco Romizi ha costantemente ignorato nel corso di tutta questa lunga vicenda».
La Corte di Appello ha ritenuto infondato il ricorso presentato dal sindaco Romizi e dal ministro Salvini contro la precedente decisione del Tribunale arrivata lo scorso marzo. L’ordine del tribunale di trascrivere integralmente l’atto di nascita di Joan non è mai stato attuato dal Comune, che invece ha fatto ricorso in appello, perdendo ancora una volta.
A difendere Joan e le sue mamme durante il lungo iter giudiziario sono stati gli avvocati Vincenzo Miri e Martina Colomasi dell’associazione Rete Lenford – Avvocatura per i diritti Lgbt che hanno dichiarato: «Siamo molto soddisfatti per il decreto, che ricostruisce con precisione un quadro giuridico della genitorialità a tutela di tutti i figli, senza che rilevi l’orientamento sessuale dei genitori e il modo in cui i bimbi vengono al mondo».
Bucaioni non ha mancato d’augurarsi «che il sindaco Romizi abbia finalmente compreso che non esistono famiglie di serie A e famiglie di serie B. L’attività amministrativa del primo cittadino impone la tutela di tutti i bambini, indipendentemente dalla tipologia di famiglia in cui sono nati, amati e cresciuti. Romizi riconosca i suoi errori, altrimenti farà bene a dimettersi».
A reagire contro il decreto il senatore leghista Simone Pillon, per il quale «la Corte d’Appello di Perugia ha fatto male ad assecondare l’offensiva delle lobby gay».
In una nota il braccio destro di Massimo Gandolfini ha dichiarato: «I giudici non possono sostituirsi alla realtà dei fatti senza calpestare il diritto naturale. I bambini nascono da un uomo e una donna e non possono essere comprati all’estero mediante la pratica delittuosa del traffico di gameti umani o dell’utero in affitto.
Manifesto tutta la mia solidarietà a questo bambino artificialmente privato della figura paterna e confido nella volontà del Comune di Perugia di ricorrere per Cassazione contro una decisione tanto erronea; continuando su questa strada rischiamo di legittimare i delitti e ancor peggio di privare i bambini delle loro radici e di una delle due figure genitoriali».
Per Pillon, «nello specifico, sulla interpretazione del concetto di ordine pubblico su cui si poggia la normativa italiana in distinguo con quella di diritto internazionale ed il principio in essa affermato dell’interesse superiore del minore (sul quale poggiano alcune sentenze di alcuni giudici italiani), non è stata ancora detta l’ultima parola.
La materia è attualmente ancora sub iudice ovvero in attesa di un pronunciamento definitivo delle Sezioni unite della Cassazione, alla quale si sono rivolti altri giudici italiani ed alla quale si dovrà rivolgere, con apposito ricorso, il Comune di Perugia».