Una vera e propria odissea, divenuta da cinque giorni stanziale dopo l’approdo nel porto di Catania, quella dei 150 migranti a bordo della Diciotti.
Al Molo di Levante continua intanto il presidio di cittadini e associazioni per chiederne lo sbarco. E, se dal Viminale era giunto il 22 agosto il via libera a far scendere i soli minori in numero di 27, la situazione sulla nave della Guardia costiera diviene sempre più critica coi 69 casi di scabbia (di cui cinque in stadio avanzato).
Non sono mancati momenti di grave tensione come quelli registrati ieri tra attivisti del cartello antirazzista e gruppi d’estrema destra. Mentre Arci, Anpi, Articolo 21, Legambiente, Cgil e Libera definiscono «comportamento del Governo non solo deplorevole ma irresponsabile», il mondo dell’associazionismo cattolico non è meno duro nel muovere allo stesso il proprio j’accuse.
In un comunicato congiunto le delegazioni siciliane di Azione cattolica, Fuci e Movimento ecclesiale di impegno culturale, nel porre quattro domande al Governo e ricordare come «nel pattugliatore U. Diciotti della Guardia Costiera italiana vigano la Costituzione e le leggi della Repubblica Italiana», hanno dichiarato: «Noi siamo, anche, cristiani cattolici e sentiamo, portando “la figura fugace di questo mondo”, tutta la coinvolgente bellezza della frase dell’Evangelo di Matteo: “Ero straniero e mi avete accolto” (25,35).
È una frase, questa, franca impegnativa semplice, che impegna i credenti – noi – a praticarla, anche chiedendo, con sagge praticate argomentazioni, ai governanti di attuare le provvidenze necessarie alla vita umana di chiunque le chieda o non sia in grado, addirittura, di chiederle».
Da tutta la Sicilia ci si mobilita intanto per la manifestazione regionale che avrà luogo domani, alle ore 17:00, sul Molo di Levante. Presenti anche le associazioni Lgbti a partire da Arcigay Catania, già presente al presidio mattutino del 23 agosto.
E proprio da Arcigay Catania è arrivato il monito: « Se questa tristissima e vergognosa vicenda dei migranti trattenuti sulla nave italiana Diciotti non dovesse trovare una soluzione a breve, questo Catania Pride, in sinergia con il Siracusa Pride e tutte le realtà e forze sociali civili di Catania, non esiterà a indire e organizzare un Pride, questa volta non un Gay Pride, ma un MIGRANTS PRIDE per dare voce alla protesta e allo sdegno della Catania accogliente, solidale e resistente. Perchè il Pride è anche strumento di lotta».
Contattato da Gaynews, Giovanni Caloggero, presidente del comitato catanese d’Arcigay e consigliere nazionale della stessa associazione, ha aggiunto: «Il Pride è stato e resta strumento di lotta ben al di là della rituale visione del medesimo quale calendario liturgico Lgbt con riferimento alla data fondante del 29 giugno.
E questa è una peculiarità di Catania. Basti ricordare il Pride invernale nel dicembre 2015 per fare pressing sul consiglio comunale al fine d’ottenere il registro delle unioni civili e quello a sostegno delle persone Hiv positive».