Nel primo pomeriggio di oggi oltre mille persone hanno attraversato le vie di Lublino per il primo Pride nella città della Polonia Orientale.
Ma la Marsz Równości (Marcia dell’uguaglianza) si è svolta in un clima di tensione per le proteste di 300 estremisti di destra, che hanno tentato di forzare i cordoni di polizia con pietre e materiale contundente. Gli agenti sono dovuti intervenire con gas lacrimogeni e un cannone ad acqua per disperderli.
Nell’importante città universitaria, dove insegnò anche Karol Józef Wojtyła (il futuro Giovanni Paolo II), si stanno adesso susseguendo dibattiti inerenti alle tematiche Lgbti, che termineranno alle 19:00 con un party.
Il Pride di Lublino è stato accompagnato negli scorsi giorni da vivaci dibattiti. Il tribunale distrettuale aveva sostenuto il sindaco Krzysztof Zuk nel negare l’autorizzazione alla manifestazione.
Componente di Piattaforma Civica (Po), il 61enne Zuk aveva spiegato che la decisione di non autorizzare la Marcia dell’uguaglianza era dovuta alla «preoccupazione per la vita e la salute dei cittadini» a seguito dell’annunciata contromanifesatzione da parte di estremisti di destra.
Ma Zuk era stato spinto ad annullare il Pride anche su pressione Przemysław Czarnek, presidente del voidovato di Lublino, che in un video aveva accusato di devianza, perversione e incitamento alla pedofilia gli organizzatori della marcia.
La situazione si è poi ribaltata ieri con la decisione della Corte d’appello locale. La giudice Ewa Popek ha infatti annullato la precedente sentenza del tribunale distrettuale, dichiarando: «La libertà di espressione è essenziale per lo stato di diritto e fa da condizione per l’esistenza della società democratica».