Il 29 ottobre Paul Makonda, governatore commisariale della regione tanzaniana di Dar es Salaam (il cui omonimo capoluogo è coi suoi oltre 4.000.000 di abitanti la città più popolosa nonché capitale economica dell’importante Stato dell’Africa Orientale), ha invitato i cittadini a denunciare le persone omosessuali, promettendo arresti già a partire dalla prossima settimana.
«Ho informazioni sulla presenza di molti omosessuali nella nostra regione – ha dichiarato Makonda –. Questi omosessuali si vantano sui social network. Da oggi fino a domenica fornitemi i loro nomi. Un team ad hoc inizierà a mettere le mani su di loro a partire da lunedì prossimo». Team che si compone di 17 componenti mentre, fino a oggi, sono quasi 6.000 le comunicazioni giunte al governatore con oltre 100 nomi.
Fervente cristiano evangelicale nonché componente del partito di governo Chama Cha Mapinduzi (Ccm) e amico del presidente John Magufuli (noto anche per le violente posizioni omofobe), Makonda ha quindi aggiunto: «So che quando denuncio l’omosessualità, ci sono Paesi che sono arrabbiati con me. Ma preferisco infastidire quei Paesi piuttosto che suscitare la collera di Dio».
Per Makonda una tale denuncia sarebbe un primario dovero morale, dal momento che l’omosessualità «calpesta i valori morali dei tanzaniani ed entrambe le nostre religioni cristiana e musulmana».
In Tanzania l’omosessualità è un crimine punibile con un minimo di 30 anni di reclusione fino all’ergastolo. Ma un’autentica caccia alle streghe nei riguardi delle persone omosessuali è scoppiata nel Paese solo all’indomani dell’elezione del presidente Magufuli nel mese di ottobre 2015.
Nel febbraio 2017 il governo aveva ordinato la chiusura di centri sanitari specializzati nella lotta contro l’Aids con l’accusa di promuovere l’omosessualità. Nel medesimo mese era stata poi annunciata l’imminente pubblicazione di «una lista di persone gay che si prostituiscono su internet». Decisione subito revocata, ufficialmente per motivi tecnici, ma in realtà per poter raccogliere in segretezza ulteriori prove a carico degli escort omosessuali.
Nel giugno 2017 il capo di Stato aveva dichiarato che «persino le mucche» condannano le pratiche omosessuali. Pochi giorni dopo il governo aveva minacciato di arresto tutti gli attivisti per i diritti delle persone Lgbti e promesso di espellere gli stranieri che avrebbero combattuto in loro difesa. Minaccia, questa, concretatasi nell’ottobre 2017 con l’espulsione di tre sudafricani accusati di promuovere in Tanzania il matrimonio egualitario.