Ad Anchorage l’Hope Center, una casa rifugio confessionale per donne senzatetto, ha fatto causa per bloccare la richiesta municipale di accettare donne transgender in nome della violazione delle proprie credenze religiose.
Il gruppo legale Alliance Defending Freedom ha ieri presentato ricorso alla Corte federale dell’Alaska perché sia ingiunto al Comune di non applicare all’Hope Center la legge municipale sull’identità di genere. Lo studio legale cristiano-conservatore con sede a Scottsdale, in Arizona, sostiene che i rifugi per senzatetto sono esentati dalla legge locale. Eppure il Comune ha applicato la normativa per «indagare, vessare e fare pressioni» sul centro di accoglienza.
«L’ingiunzione vieterebbe al Comune di Anchorage di applicare all’Hope Center – così Denise Harle, una delle componenti del gruppo legale – un’ordinananza, che lo costringe a permettere a uomini di accedere alle proprie strutture, spogliarsi e dormire accanto a donne vulnerabili senza fissa dimora».
Le operatrici della casa rifugio hanno deciso, in agosto, d’intentare una causa federale contro la città e la Commissione per i Diritti Paritari, dopo che Jessie Doe, donna transgender, si era lamentata, presso la medesima Commissione, del divieto d’ingresso all’Hope Center nel gennaio scorso. Secondo le stesse l’allontanamento, in ogni caso, non sarebbe stato dovuto a motivo del genere della richiedente ma al suo stato d’ubriachezza.
Come sottolineato da Denis Harle, le operatrici avrebbero addirittura pagato un taxi per il trasporto di Jessi Doe a un ospedale locale, dal momento che la donna transgender aveva una ferita alla fronte a seguito d’una colluttazione in un altro centro d’acoglienza. La stessa avvocata ha quindi spiegato che le querelanti – siccome il Comune continua a insistere sulla questione dell’identità di genere – desiderano un pronunciamento del tribunale federale. Pronunciamento volto a chiarire, una volta per tutte, che l’Hope Center non sta compiendo alcuna violazione della legge.
Secondo la vice pocuratrice municipale Deitra Ennis, che rappresenta la città di Anchorage, la deposizione del ricorso d’ieri sarebbe invece prematura al pari della richiesta di risarcimento ingiuntivo, essendo ancora in corso l’indagine avviata dalla locale Commissione per i Diritti Paritari.
Ha inoltre dichiarato: «C’è una chiara politica federale di non intervenire nei procedimenti delle agenzie locali prima di qualsiasi azione di contrasto o di una revisione da parte del tribunale statale dell’interpretazione del Codice locale». Si starà a vedere.