«La decisione da parte di 16 Stati dell’dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) di avviare un’inchiesta internazionale su quanto accaduto lo scorso anno in Cecenia ci dà la speranza di ottenere finalmente giustizia nella Repubblica federata russa, retta da Ramzan Kadyrov, e nel resto della Russia. Lo dobbiamo ai sopravvissuti e alle vittime del pogrom anti-Lgbt.
Si tratta di un traguardo importante, frutto anzitutto del lavoro degli attivisti russi del Russian Lgbt Network, al quale ci onoriamo di aver contribuito».
Con queste parole Yuri Guaiana, presidente dell’Associazione Radicale Certi Diritti, ha commentato a Gaynews il passo intrapreso da Belgio, Canada, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Irlanda, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia, Regno Unito, Stati Uniti a seguito delle insufficienti informazioni date dalla Russia sulla violazione dei diritti umani in Cecenia.
Il 30 agosto, infatti, i governi dei predetti Paesi (eccezion fatta del Belgio, che si è aggiunto l’altro ieri nel decidere l’avvio dell’inchiesta internazionale, a differenza dell’Italia, ancora una volta assente) avevano chiesto a Mosca di riferire, entro dieci giorni in merito agli arresti arbitrari, torture e uccisioni di persone Lgbti, dissidenti locali, giornalisti e attivisti per i diritti umani in Cecenia.
Agendo come componenti dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, i singoli governi avevano invocato per la questione cecena il Meccanismo di Vienna, che consente ai Paesi partecipanti di chiedere conto della tutela dei diritti umani in un altro Stato dell’Osce.
Che cosa è successo nello specifico da agosto a oggi? A spiegarlo è lo stesso Yuri Guaiana a spiegarlo nel saggio Il pogrom anti-LGBT in Cecenia che, in una con quello intitolato La nuova Santa Alleanza contro i diritti umani, è contenuto nel volume collettaneo Il lungo inverno democratico nella Russia di Putin in corso di pubblicazione (sarà nelle librerie nella seconda metà di novembre) per i tipi torinesi della Diderotiana.
Eccone, in anteprima esclusiva su Gaynews, i passaggi interessanti la questione Osce: «Egle Maier, primo segretario alla Rappresentanza permanente della Lituania presso le Organizzazioni internazionali a Vienna, ha riferito che la Russia ha risposto alle richieste, ma “senza entrare nel merito delle preoccupazioni sollevate“.
Il 1 novembre 16 Stati membri dell’Osce hanno pertanto invocato il Meccanismo di Mosca secondo il quale, ora, una Commissione di 3 esperti – solo uno dei quali potrà essere scelto dalla Russia – verrà costituita dall’Ufficio Osce per le Istituzioni democratiche e i Diritti umani e un’inchiesta internazionale sarà finalmente avviata.
Anche se la Russia si rifiutasse di far entrare gli esperti sul suo territorio, essi potranno scrivere un rapporto intervistando i sopravvissuti rifugiatisi fuori dalla Federazione Russa e auspicabilmente riconoscere i crimini contro l’umanità che sono stati perpetrati in Cecenia per quello che sono».