Cassata a Udine l’identità alias per dipendenti comunali transgender, che non hanno ancora ottenuto la rettifica dei dati anagrafici. A revocare quanto deliberato nel merito dalla precedente amministrazione dem Giacomello la Giunta, guidata dal sindaco leghista Pietro Fontanini.
Quel Fontanini, che già senatore, presidente della Regione autonoma del Friuli-Venezia Giulia e, poi, della provincia di Udine, sostenne anni fa di aver sognato Padre Pio e d’essere stato aiutato dall’intercessione del cappuccino pietrelcinese a battere il cancro.
«Si tratta di un istituto che non è in sintonia con gli indirizzi politici dell’attuale amministrazione comunale – ha spiegato l’assessora leghista alle Pari Opportunità Asia Battaglia – e quindi lo abbiamo tolto anche perché, a oggi, non è mai utilizzato.
In questa decisione abbiamo tenuto conto anche che la Commissione Pari Opportunità ritiene di declinare la propria mission in un contesto caratterizzato da una distinzione e differenziazione di genere generi maschile e femminile di tipo tradizionale».
Su tale decisione Gaynews ha raccolto la valutazione di Daniela Lourdes Falanga, delegata d’Arcigay Napoli per le Politiche Trans e candidata presidente del medesimo Comitato: «Ciò che rende pienamente saldi i diritti costituzionali sono quelle norme che rendono inviolabili le peculiari identità di tutte le cittadine e cittadini. Non esiste alcun indirizzo politico che debba intendersi a discriminazione del politico corrente. Nessun vincolo morale e ideologico se si esce al di fuori del perimetro vincolante della Costituzione italiana, che determina i principi democratici e laici nonché rende significativamente saldo il valore autentico di ogni individuo.
Quindi diventa assurdo e ignorante non riconoscere quanto realizzato dalla passata amministrazione così da riportare la democrazia alla sovranità di un potere ideologico e prevaricatore».